Povertà scolastica: in Bergamasca una persona su due ha un livello d'istruzione basso
Nella nostra provincia, il 52,5 per cento della popolazione dai 9 anni in su ha studiato fino alla terza media o anche meno
Bergamo al 23esimo posto tra le province italiane per povertà scolastica: a dirlo è un'analisi di fine luglio de Il Sole 24 Ore, che ha elaborato i dati Istat sui cittadini con livello di studio uguale o inferiore alla terza media, e ripresa oggi (11 agosto) da L'Eco di Bergamo.
Una persona su due in povertà scolastica
Nel nostro territorio, si è così scoperto, il 52,5 per cento della popolazione dai 9 anni in su ha un basso livello di istruzione. In pratica, significa che un bergamasco su due si trova in questa situazione. Brescia si trova un gradino sotto di noi (52,4), mentre gli altri due territori del Nord Italia con una situazione peggiore sono Biella con il 53,7 per cento e Rovigo con il 52,6 per cento.
Il tutto a fronte della media nazionale, che è pari al 48,2 per cento. In linea generale, il tasso di scolarizzazione è più alto al Centro Nord e più basso al Sud e nelle Isole, che sono maglia nera nella classifica italiana. Le più virtuose da questo punto di vista, invece, sono Roma, con il 38,2 per cento, seguita da Milano con il 40,1 per cento, poi Trento con il 41 per cento, Bolzano con il 41,1 per cento e Bologna con il 41,9 per cento.
I fattori della situazione bergamasca
Ma perché la Bergamasca, pur trovandosi nel Nord Italia, ha un valore di povertà scolastica così alto? I motivi potrebbero essere diversi: innanzitutto va considerata l'età della popolazione. Le persone anziane, presenti in numero considerevole nella nostra provincia, sono quelle che tendenzialmente presentano un più basso livello di scolarizzazione. Questo per via del fatto che una volta, com'è intuibile, l'accesso all'istruzione aveva un carattere esclusivo e molti facevano pochi anni di studio, prima di andare a lavorare.
Altri fattori sono anche legati all'economia florida fino a qualche tempo fa, per cui con tante piccole imprese era più facile che, dai banchi di scuola, si passasse direttamente a lavorare. Inoltre, rispetto ad altre province, l'importanza data alla scuola rispetto all'ottenere un lavoro stabile è stata per diverso tempo secondaria. Tutto questo contribuirebbe a spiegare come mai da noi si presenti un quadro così particolare, se rapportato a quello degli altri territori.