La sentenza

Dichiarato in Tribunale il fallimento della Cooperativa Legler: che succede adesso?

La Corte ha accolto l'istanza presentata lo scorso maggio da una dozzina di soci librettisti, a causa di un debito successivo al concordato

Dichiarato in Tribunale il fallimento della Cooperativa Legler: che succede adesso?
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È stato dichiarato giovedì (31 agosto), dal Tribunale di Bergamo, il fallimento - adesso si definisce «liquidazione giudiziale» - della Cooperativa Legler, dopo che nel 2018 aveva già presentato domanda di concordato preventivo. La decisione è arrivata dopo l'istanza, presentata lo scorso maggio, da una dozzina di soci librettisti.

L'istanza dei soci

Un'istanza, come riportato ieri da L'Eco di Bergamo, che è stata agevolata dal Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza, che è entrato in vigore l'anno scorso e ha semplificato le procedure come quella portata avanti da questi ultimi. Sebbene ci fosse stato un concordato omologato dal Tribunale nel 2019, nella sentenza si precisa come sia conclamata l'insolvenza per debiti successivi al deposito della domanda di apertura del concordato preventivo.

I soci librettisti, rappresentati dallo studio Elexia di Milano, avevano deciso di presentarla perché, negli anni del concordato, non hanno potuto constare i risultati sperati.

I debiti della cooperativa

I debiti per la cooperativa - rappresentata dall'avvocato Claudio Maroncelli dello studio legale Cma in città - dopo l'omologazione del concordato erano pari a due milioni e 380 mila euro e, di questi, poco più di 718 mila euro erano stati ripianati. Motivo per cui il debito ora si aggirerebbe intorno a un milione e 661.992 euro, che va comunque addizionata all'indebitamento pregresso.

Il debito è stato accumulato anche a causa di difficoltà di gestione nel corso del periodo Covid, fino ad arrivare appunto alla liquidazione giudiziale, con via Borfuro che ha nominato giudice delegato Laura De Simone e curatore l'avvocato Federico Almini, il quale dovrà accertare il passivo e procedere alla vendita degli immobili non ancora ceduti. Il 19 dicembre prossimo è fissata l'udienza per la verifica dei crediti.

Le riparti a rischio ribasso

Tuttavia, con il fallimento vengono meno le tre classi di chirografari e, perciò, i creditori potrebbero avere riparti con percentuali diverse da quelle previste nel concordato. In totale, gli 800 soci prestatori vantano nove milioni e 612 mila euro di credito, ma la percentuale di soddisfacimento iniziale, pari al 55 per cento, potrebbe andare in futuro al ribasso. Questo perché, come specificato nell'ultima relazione depositata, i liquidatori hanno dichiarato di avere a disposizione solo un milione e cinquecentomila euro e la vendita degli immobili (tranne quello di Cassano d'Adda) porterà al massimo a un introito di 3.839.369,40 euro.

In tutto ciò, i supermercati di Ponte San Pietro, Treviolo e Calolziocorte sono stati acquistati, prima della dichiarazione di fallimento, dalla società bolognese Armonie, che poi li ha ceduti a Sinergie. Realtà entrambe fallite, finite sotto la lente della Direzione distrettuale antimafia di Bologna in una maxi operazione. Se si considera la cessione dell'immobile di Cassano, però, si aggiunge un altro milione all'incasso della aste, che oggi raggiungono i cinque milioni su un valore immobiliare di circa quindici milioni di euro.

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