In un picnic al parco Suardi, tanti giovani hanno parlato della loro eco-ansia
L'appuntamento si è tenuto il 30 settembre, organizzato da Fridays For Future. «È un modo per esprimere i loro timori sul futuro»

di Camilla Amendola
Sabato 30 settembre, alle 13.30, al parco Suardi di Bergamo i ragazzi di Fridays For Future si sono confrontati con dei giovani sul tema dell’eco-ansia grazie al supporto della psicologa Giulia Rocchi, dottoranda presso La Sapienza di Roma: «Non è una conferenza. Abbiamo deciso di fare un’attività in cui le persone che sono qui possono parlare della propria dell’eco-ansia», ha spiegato Rocchi.
Rocchi ha girato il mondo per poter approfondire gli studi sull’ansia generata dal cambiamento climatico. Se ne sente parlare sempre più spesso e per definirla la psicologa adotta la prima definizione, del 2011, che è stata data dal filosofo Albrecht Glenn: «Paura cronica della rovina ambientale». Lo studioso l’ha definita una come «nostalgia, lutto e tristezza che l’uomo prova quando vede che il proprio mondo, la propria casa terra viene rovinata dai cambiamenti climatici o da danni antropici come l’inquinamento dei mari, l’inquinamento del suolo e la deforestazione». Rocchi dice: «Oggi tantissimi giovani provano queste sensazioni. Sono stati fatti vari studi a riguardo».




Ai ragazzi presenti - una ventina - è stato dato un cartellone su cui erano state precedentemente tracciate tre colonne. I giovani hanno dovuto rispondere a tre domande: cosa provo? Cosa sto facendo? Cosa posso fare?
Dopo un iniziale imbarazzo, i giovani presenti si sono sbloccati e hanno iniziato a scrivere e a porre domande. «È emerso il senso di impotenza e rabbia che i ragazzi provano verso le istituzioni - commenta Rocchi -. Pensano che le politiche messe in atto non siano abbastanza e che chi governa non sia interessato al tema del cambiamento climatico. C’è la necessità di ritrovare la connessione con la natura. Hanno tanta paura del futuro. Il che, però, è anche normale, dato che stiamo parlando di under 30. Io credo che l’eco-ansia sia un modo per esprimere i loro timori sul futuro».
Come è emerso da ciò che è stato scritto sul cartellone, i giovani hanno cambiato il proprio stile di vita per cercare di combattere la propria eco-ansia, mettendo in atto dei comportamenti di maggior tutela verso l’ambiente. C’è chi ha adottato una dieta vegana, chi ha scelto di viaggiare solo con i mezzi e chi ragiona molto prima di acquistare qualcosa. «L’eco-ansia può nascere in diversi modi, ma a differenza dell’ansia che proviamo di solito non ci spinge al panico, ma a fare attivamente qualcosa per migliorare noi stessi e il mondo che abbiamo attorno», ha concluso la psicologa Giulia Rocchi.