Che fine ha fatto Evair

«Sono arrivato a Bergamo grazie a Sergio Clerici e a Franco Previtali. Mi ricordo che quel giorno pioveva e c’era anche un po’ di nebbia, sono rimasto colpito ed ero anche un po’ preoccupato: passavo dai 35 gradi del Brasile al freddo di Bergamo. Ho nella testa le immagini dell’accoglienza dei tifosi come se fosse ieri, è sempre una grande sensazione e posso dirlo con certezza: i tifosi dell’Atalanta, con me, sono stati splendidi e ricordo con grande, grandissimo affetto la mia esperienza in maglia nerazzurra». La voce arriva dal Brasile, il tono è pacato e gentile e le parole scorrono veloci. Paulinho Aparecido Evair ha da pochi giorni compiuto 50 anni (pure il sito del Palmeiras lo celebrava con un video coi suoi gol), ma basta fare qualche domanda per capire come, nel suo cuore, l’esperienza in maglia atalantina è ancora fresca
Tanti gol in tre stagioni da urlo. Evair arrivò a Bergamo all’inizio della stagione ‘88-’89. Il suo carattere riservato entrò subito in contatto con una piazza caldissima che in quei mesi viveva le notti di Coppa (il 20 aprile 1988, a Bergamo, si giocò la memorabile sfida con il Malines di una Dea che giocava in serie B). Tre anni di gol e prestazioni maiuscole furono il pane quotidiano dell'amore tra Bergamo ed Evair. «Vivevo molto vicino allo stadio. Era un po’ scomodo per arrivare a Zingonia ma mi trovavo molto bene in città. Sono sempre stato un tipo tranquillo e la passione dei tifosi era per me qualcosa di speciale. Capitava di incontrarsi una o due volte al mese in serate organizzate, oppure per strada, durante il giorno. Credo che in quegli anni contarono molto anche i risultati della squadra: andava tutto per il meglio, riuscimmo a fare campionati importanti giocando pure delle partite di Coppa che tutti ricordano bene. Sono felice di aver contribuito con i gol a fare grande l’Atalanta».
Per lui parlano i numeri. I numeri di Evair a Bergamo dicono che il suo impatto è stato importante: tra campionato e coppe, in 89 partite giocate dal 1988 al 1991 l’attaccante brasiliano segnò la bellezza di 30 reti. L’Atalanta in quelle tre stagioni chiuse una volta al sesto, una volta al settimo e una volta al decimo posto in serie A. Evair ha ancora in mente come andò l'esordio: «Era la seconda giornata di campionato, dopo un pareggio prezioso strappato sul campo di Napoli l’Atalanta affrontava in casa il Verona. Erano passati forse 11 minuti: ho sfruttato una respinta di Cervone su tiro di Bonacina per siglare il vantaggio sotto la Curva Nord. Peccato per il risultato: nel secondo tempo sono riuscito a servire l’assist per Pasciullo ma il Verona pareggiò e chiudemmo la gara sul 2-2».
Juventus, Milan e non solo tra le sue vittime. Scorrendo le marcature di Evair si trovano tante perle. Due delle più importanti sono sicuramente i gol segnati a Torino contro la Juventus e a Milano contro il Milan. Evair ricorda così quelle gare: «Era il gennaio del 1989 e giocavamo a Torino: era il minuto 88, riuscii ad entrare in area superando i difensori della Juventus e segnai con un diagonale. Due anni più tardi invece vincemmo contro il Milan di Sacchi a San Siro: cross di Caniggia, deviazione di testa e ancora una volta vittoria per 1-0». Quanto al resto della sua carriera l’attaccante si è concesso solo un'altra pausa lontano dal suo amato Brasile: due stagioni in Giappone in cui segnò 35 reti in 59 partite. Per il resto, segnò (e tantissimo) nelle squadre del suo Paese, dove giocò con Guaranì, Palmeiras, Vasco De Gama, Atletico Mineiro, Portuguesa, San Paolo, Coritiba, Goias e Figueirense. In totale giocò oltre 400 partite, facendo circa 180 gol.
Che fine ha fatto oggi Evair? L’ex idolo della tifoseria atalantina ora vive a San Paolo del Brasile. La sua carriera da allenatore continua e il passato è sempre nei suoi pensieri. «A Bergamo giocavo con Caniggia e Stromberg, due uomini molto diversi che però in campo facevano di tutto per raggiungere l’obiettivo sempre. Come tutti i compagni. Oggi sono un allenatore in cerca di squadra, ci sono ogni tanto delle proposte ma vivo tutto molto tranquillamente e mi posso anche permettere di rifiutare proposte che non mi convincono fino in fondo».
I figli e la fattoria. In attesa di una nuova avventura in panchina, Evair si gode i suoi figli e la bella fattoria in campagna: sul terreno è riuscito pure a mettere un campo da calcio, dove gioca con gli amici. All’esterno, c’è un cartello dalla dicitura inequivocabile: "Atalanta". «L’avventura a Bergamo mi è rimasta nel cuore, davvero. Mi capita spesso di rivedere i gol segnati, non riesco a seguire assiduamente le gare perché non sempre riesco a vedere le partite. Ma sono sempre aggiornato sui risultati. Adesso il momento è difficile. Domani serve una vittoria, a Bergamo è meglio perché il pubblico ti aiuta. Tantissimo». Prima di lasciare spazio ad un augurio speciale, l’ultima domanda: impossibile, per Evair, restare a Bergamo più a lungo? «Oggi - conclude il centravanti brasiliano - penso che forse sarei potuto restare di più. Avevo un altro anno di contratto, credo che avrei potuto continuare a Bergamo ma in quel momento sentivo di dover tornare in Brasile, e l’ho fatto. Ci tengo però a salutare tutto il pubblico, e a ringraziarlo. Sono stato a Bergamo nel 2008, con Caniggia ero alla Festa della Dea e forse tra un paio d’anni ci tornerò. L’affetto che sento ai piedi della Città Alta è sempre qualcosa di magnifico».