Busta paga

Ecco quanto si guadagna (mediamente) a Bergamo: la classifica nazionale e regionale

Nel Milanese i lavoratori pagati di più in Italia, ma il costo della vita è maggiore. All'ultimo posto Vibo Valentia, in Calabria

Ecco quanto si guadagna (mediamente) a Bergamo: la classifica nazionale e regionale
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Bergamo si trova al nono posto, in tutta Italia, per retribuzione media annua di un lavoratore dipendente.

La classifica, redatta dall'Ufficio studi della Cgia di Mestre, sulla base dei dati Inps del 2021, ci mostra in una buona posizione rispetto ai 103 territori presi in considerazione e, oltre a quanto si prende in dodici mesi, mostra anche la differenza assoluta rispetto a quanto guadagna un dipendente in media a livello nazionale (per la cronaca, sono 21.868 euro), oltre che quella percentuale. Il panorama economico completo è riportato dal nostro portale nazionale NewsPrima.

Bergamo nelle classifiche nazionale e regionale

Dunque, rispetto alle altre province, com'è la situazione in Bergamasca? Innanzitutto, la retribuzione annua di un lavoratore si aggira intorno ai 24.388 euro. A Milano, dove invece si trova di più in busta paga - anche se, ovviamente, il costo della vita è maggiore -, si guadagnano 31.202 euro all'anno, quindi ci sono 6.814 euro di differenza. Se invece si fa il confronto con la retribuzione media nel nostro Paese, la differenza in valore assoluto è di +2.519 euro, mentre in termini percentuali è del +11,5 per cento.

Se poi, invece, volessimo fare un confronto in Lombardia, Bergamo si trova al terzo posto, dietro a Lecco (retribuzione media annua 25.190 euro, +3.322 rispetto a valore nazionale, ovvero il +15,2 per cento) e a Milano (+9.333 euro rispetto a media nazionale, ovvero il +42,7 per cento). Dopo di noi arrivano invece Varese (24.260 euro), Lodi (24.143 euro), Cremona (23.305 euro), Brescia (22.983 euro), Mantova (22.833 euro), Como (22.672 euro), Pavia (21.696 euro) e infine Sondrio (20.295 euro).

Il divario tra Nord e Sud

Il report della Cgia di Mestre pone quindi di nuovo l'attenzione sulla questione delle differenze salariali tra Nord e Sud Italia: in riferimento all'anno 2021, infatti, è emerso che la retribuzione media lorda annua a Milano era di 31.202 euro, mentre a Palermo di 16.349 euro. All’ombra della Madonnina, un ipotetico lavoratore dipendente medio, due anni fa, percepiva di conseguenza il novanta per cento in più di un collega occupato nel capoluogo siciliano.

Tuttavia, se il confronto viene eseguito con la provincia calabrese di Vibo Valentia, ultima nel Paese per retribuzione media lorda annua (11.823 euro), il salario del dipendente meneghino era addirittura superiore del 164 per cento.

Le cause del fenomeno

Come si è tentato di risolvere questo importante divario? Dopo l’abolizione delle cosiddette gabbie salariali avvenuta nei primi anni Settanta del secolo scorso, attraverso l’impiego del contratto collettivo nazionale del lavoro (Ccnl) si era tentato di mettere una pezza: l’applicazione, però, ha prodotto solo in parte gli effetti sperati.

Le disuguaglianze salariali tra le ripartizioni geografiche sono rimaste, perché nel settore privato le multinazionali, le utilities, le imprese medio-grandi, oltre che le società finanziarie, assicurative e bancarie sono ubicate prevalentemente nelle aree metropolitane del Nord. Disponendo di personale con qualifiche professionali, sul totale, molto elevata (manager, dirigenti, quadri, tecnici...), si devono considerare livelli di istruzione alti, a cui va corrisposto perciò uno stipendio importante.

Infine, non va nemmeno scordato che il lavoro irregolare è diffuso soprattutto nel Mezzogiorno e, da sempre, questa piaga sociale ed economica provoca un abbassamento dei salari contrattualizzati dei settori (agricoltura, servizi alla persona, commercio...), ubicati nelle aree interessate da questo fenomeno.

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