Il report

Affitti troppo alti per i commercianti, aumenta il fenomeno dei negozi sfitti in Bergamasca

Quasi il 60 per cento delle imprese si è ritrovata con canoni più alti, più del 48 per cento fatica a pagarli

Affitti troppo alti per i commercianti, aumenta il fenomeno dei negozi sfitti in Bergamasca
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Aumentano le spese per l'affitto dei locali commerciali e si spengono più vetrine: questo il quadro amaro, tracciato dal recente focus sul tema, affidato a Format Research da Ascom Confcommercio Bergamo. La ricerca ha coinvolto una base campione di settecento imprese, suddivise in 296 commerciali, 129 turistiche e 276 dei servizi.

La metà delle imprese fatica a pagare

Il canone di locazione è una voce di spesa particolarmente sensibile per le imprese del terziario bergamasco e per i loro bilanci: il 61,1 per cento delle imprese è in affitto. Considerando anche i servizi alla persona, si tratta di circa 26.700 imprese in provincia. Nell’attuale situazione economica, tra inflazione e contrazione dei consumi, si fa fatica a sostenere canoni crescenti: quasi sei imprese su dieci (il 59 per cento) hanno registrato, nell’ultimo anno, un aumento. La conseguenza è che un'impresa su due dichiara di faticare a sostenere le spese di affitto, mentre una su tre dichiara di valutare il trasferimento, in caso di ulteriori incrementi.

Gli ultimi due anni, il 2022 e 2023, sono stati negativi per il numero di cessazioni di attività e circa la metà degli imprenditori rileva un peggioramento: oltre sei su dieci hanno la percezione del peggioramento nel dopo pandemia. Di questi, inoltre, quasi uno su quattro ha la percezione di grande peggioramento. Il fenomeno dei locali sfitti non impatta solo sul decoro dei centri urbani e sulle tasche dei proprietari immobiliari, ma anche sulle imprese: più di un’impresa su cinque registra un danno economico e ancora una su cinque almeno un danno di immagine.

Una mensilità in due anni

I nuovi contratti, con canoni diminuiti, sono pochi rispetto alle decine di migliaia di affitti in corso che, invece, continuano a crescere per effetto dell’adeguamento Istat. L’attuale sistema dei tassi di interesse impedisce l’investimento per l’acquisto dell’immobile alla maggior parte delle imprese del terziario e l’inflazione colpisce queste imprese sia dal lato del calo delle vendite, sia da quello dell'aumento dei canoni.

Rientrano tra le categorie più colpite le merceologie tradizionali (abbigliamento calzature e accessori), che costituiscono la spina dorsale del commercio dei centri urbani, ma oggi il problema si sta estendendo anche ai negozi del commercio alimentare, che vedono la spesa delle famiglie contrarsi. Le categorie più colpite dal calo delle vendite chiedono un credito di imposta sulle locazioni dell’immobile, essendo cresciuto di una mensilità in due anni. L’aumento Istat è stato infatti del 13,4 per cento tra ottobre 2021 e ottobre 2023 e, addirittura, del 16,9 per cento nel triennio ottobre 2020 e 2023.

Il 61,1 per cento delle imprese del terziario bergamasco è in affitto, percentuale nettamente superiore a chi ha investito nell'immobile (il 38,9 per cento). Il 48 per cento ha subito un aumento tra il 5 e il 15 per cento e un altro 11 per cento ha subito un aumento di oltre il 15 per cento. Il 48,6 per cento di coloro che sono in affitto, in aggiunta, ha avuto difficoltà nel sostenere il canone (il 21,6 per cento molto, il 27 per cento abbastanza, il 32,6 per cento poco). Solo il 18,8 per cento non ha avuto impatto negativo dagli incrementi.

La desertificazione incide sugli affari

Nel caso di ulteriori aumenti del canone, il 28,6 per cento delle imprese valuta l'ipotesi di trasferire la propria sede. Il 46,1 per cento delle imprese ritiene che il fenomeno dei locali sfitti si sia aggravato nell’ultimo anno (per il 42,4 per cento poco, per il 38,5 per cento abbastanza, per il 7,6 per cento molto). Una minima parte, l’11,5 per cento, non rileva alcun peggioramento. Rispetto al periodo pre Covid, il 63,1 per cento delle imprese ritiene che il fenomeno si sia aggravato (il 39,6 per cento abbastanza, il 26,5 per cento poco, il 23,5 per cento molto), mentre non c'è stato alcun peggioramento o variazione per il 10,4 per cento .

I negozi sfitti non rappresentano un danno solo per i proprietari e per i commercianti della zona, ma anche per tutti i cittadini, perché la desertificazione incide negativamente sull’attrattività complessiva dell’area: il 22,2 per cento dichiara un peggioramento dell’immagine dell’impresa e una riduzione dei ricavi e il 17,3 per cento dichiara un peggioramento della sola immagine dell’impresa.

Commenti
Matteo

Chi possiede limmobile diviene sempre piu ricco! L'attivita commerciale in affitto? No problem! Aumentano i prezzi e paga la clientela. Una pizza in valle 8€ una pizza in citta 14€. Basta prese per il c. Non sono mai soferenti perchè rigettanoi costi sulla clientela.

Marcello

Qualche anno c'erano degli illustrissimi geni, peraltro votati da molti (anche se qui da noi meno che altrove) che propugnavano la "decrescita felice". Tutto questo perché i manicomi non esistono più!

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