Rallentano le assunzioni nella Bergamasca. E l'industria cerca operai specializzati
I part-time sono stabili rispetto al tempo pieno, coinvolti tanti under 35, diminuiscono maggiormente gli uomini rispetto alle donne
Aumentano le assunzioni nel 2023 in Bergamasca: a dirlo è il report della Provincia, nel quale sono segnate 7.571 posizioni di lavoro dipendenti in più tra gennaio e settembre.
Un dato inferiore in confronto ai primi nove mesi degli ultimi due anni e allo stesso periodo del 2019, prima della pandemia. A decelerare sono state soprattutto le assunzioni (110.624, il 4,1 per cento in meno su base annua), mentre le cessazioni (103.053) sono scese solo dell’1,3 per cento. Tra i motivi di queste ultime, aumentano le chiusure dei rapporti a termine, diminuiscono i licenziamenti e rallentano le dimissioni.
Crescono i contratti permanenti
La crescita è concentrata quasi per intero (6.989 sul saldo complessivo di 7.571) nei contratti permanenti, che sono soprattutto stabilizzazioni di quelli che prima erano temporanei. I passaggi da un tipo all'altro sono stati undicimila, con un incremento del 30,9 per cento nei primi nove mesi dell’anno scorso: non è unicamente l’effetto ritardato della ripresa massiccia delle assunzioni temporanee, ma anche il segnale della difficoltà delle imprese nel reperire nuovo personale specializzato. La scarsità dell’offerta, a fronte di una domanda sostenuta delle imprese, e il livello minimo di disoccupazione accrescono il potere contrattuale di lavoratori: d’altra parte, la loro stabilizzazione nelle aziende risponde all’esigenza di evitare tempi incerti, costi di ricerca e formazione.
Le assunzioni part-time (28.907) si mantengono sui livelli del 2022, mentre calano gli ingressi a tempo pieno (-5,6 per cento). Il rallentamento della crescita del tempo pieno, a fronte di una tenuta del part-time, e la diversa dinamica dei settori dell’industria e dei servizi spiegano la migliore tenuta dell’occupazione femminile nel periodo recente: il contributo delle donne (+3.111) alla crescita, infatti, si riduce di un quinto in confronto al 2022 (quando era a 3.932), mentre tra gli uomini cala di un terzo (da 6.783 a 4.454). La quota rosa sale quindi dal 36,7 nel 2022 al 41,1 per cento nel 2023.
Rallenta l'industria
Si riscontra un rallentamento in tutti i settori: nell’agricoltura (+1.189) e nelle costruzioni (+1.028) il calo sullo stesso periodo del 2022 è del 15 per cento. Più netta la flessione nel commercio e nei servizi (3.708 dai 4.722 del 2022, -21,5 per cento) e soprattutto nell’industria, con un saldo (+1.551) più che dimezzato rispetto all'anno scorso. Nel terziario il commercio, i servizi professionali avanzati e il turismo compensano la frenata dei servizi operativi alle imprese. Il boom del turismo si traduce in un raddoppio del saldo dei servizi di alloggio e ristorazione (+714 rispetto al +335 dei primi nove mesi dell’anno scorso) e in una crescita significativa (+524 rispetto al dato negativo del 2022) nell'intrattenimento.
Aumentano gli ingressi nelle professioni qualificate del commercio e servizi (24.795, +7,3 per cento sull’anno precedente). I cali più marcati interessano gli operai specializzati (-9 per cento) e i conduttori ed addetti ai macchinari (-10,3 per cento). Le attivazioni con contratto a carattere permanente (apprendistato, tempo indeterminato e stabilizzazioni) sono aumentate nelle professioni qualificate del commercio e servizi (8.397, +10,5 per cento sull’anno prima) e, di poco, tra i conduttori di impianti, addetti a macchinari e conducenti di veicoli (5.359, +0,8 per cento).
Stabile il part-time, tanti under 35
Diminuiscono le assunzioni di giovani (-3,1 per cento), in ogni caso meno degli over 35 (-5 per cento): cresce quindi l’incidenza degli under 35 sul totale (53,8 per cento). Le assunzioni di dipendenti di italiani (78.759) diminuiscono su base annua (-4,5 per cento) più che tra gli stranieri (-1,9 per cento), la cui quota sugli ingressi cresce lievemente (dal 28 al 28,6 per cento). Il contributo dei dipendenti stranieri al bilancio tra entrate e uscite aumenta così fino al 45,9 per cento del totale (rispetto al 42,6 per cento del 2022).
L’area di Bergamo città (+2.988 posizioni) concentra il 40 per cento dell’intera crescita occupazionale della provincia (era meno di un terzo nello stesso periodo del 2022). Più che nel capoluogo, la crescita netta però è stata rilevante in alcuni comuni dell’hinterland, tra cui Stezzano, Pedrengo, Dalmine, Orio, Curno, Zanica e Seriate. Diminuiscono invece le imprese con almeno un’assunzione: 18.435, il 2,7 per cento in meno.