L'intervista

Anche il Pino della Malpensata ha chiuso, ma «le edicole hanno ancora un futuro»

Lo storico giornalaio nel piazzale del parcheggio è andato in pensione, lasciando una scia di gratitudine ma anche un vuoto nel quartiere

Anche il Pino della Malpensata ha chiuso, ma «le edicole hanno ancora un futuro»
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di Luigi de Martino

Anche l’edicolante storico del piazzale della Malpensata, «il mitico Pino», come l’ha definito la consigliera comunale e farmacista del quartiere Oriana Ruzzini, ha chiuso i battenti. Pino Palladini è andato in pensione senza riuscire a passare il testimone come invece avrebbe voluto.

«Pino - ha scritto Ruzzini su Facebook - ha trascorso una vita per le vie del quartiere in bicicletta, lanciando giornali nei nostri giardini prima dell’alba. Incartava il quotidiano con giornali vecchi come un pacco regalo, con doppio sacchetto e nastro adesivo se pioveva. A volte ti avvertiva con un messaggio: “Ha ritirato il giornale? Alle 8 inizia a piovere!”. È stato un negoziante di vicinato, una sentinella sul territorio pronta ad avvertire per il tombino guasto, il veicolo sospetto, la persona in difficoltà. Non possiamo che ringraziarlo per il gran lavoro di questi anni».

Siamo andati a trovare Palladini a casa sua a Grassobbio.

Signor Pino, ha gettato la spugna anche lei.

«Se mi chiama signore, cominciamo male».

Pino, ha gettato la spugna anche lei.

«Non avrei voluto, ma ho passato 18 anni in quel chiosco e l’età è quella che è. Il 23 dicembre ho abbassato le saracinesche. Bisogna far largo ai giovani».

Ci sono i giovani?

«Ci sono ma... hanno poca voglia di lavorare (ride). Ho preso due acconti per vendere la licenza, poi però si sono tirati indietro, spaventati dagli orari e dal dover tenere aperto il sabato e - facoltativamente -, anche la domenica. In fabbrica si va dal lunedì al venerdì...».

Lei prima di fare l’edicolante dove ha lavorato?

«In Sace e alle Arti Grafiche».

Meglio la fabbrica?

«Meglio l’edicola, da tutti i punti di vista. La licenza all’epoca mi è costata moltissimo, ma nei primi anni, fino alla crisi del 2008, il fatturato è stato importante. Poi sono venuti tempi meno floridi, e tuttavia, ancora nei mesi scorsi quando ho cominciato a chiudere alle tre del pomeriggio, i miei 2.200 euro netti al mese li portavo a casa senza problemi. In fabbrica non li prendi e poi devi rispondere agli altri».

A che ora cominciava la sua giornata lavorativa?

«Arrivavo in Malpensata alle (...)

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