Stabilità

Commercio a Bergamo, crescono i negozi di vicinato e recuperano le attività extralberghiere

Il numero complessivo delle attività commerciali si attesta a quota 6.733, solo 11 unità sotto il record della storia recente della città

Commercio a Bergamo, crescono i negozi di vicinato e recuperano le attività extralberghiere
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Dopo un 2020 che non aveva evidenziato grossi contraccolpi sul tessuto commerciale della città - e che ne aveva anzi dimostrato la propria stabilità - e un 2021 che aveva già evidenziato un confortante segno positivo riguardo il numero di imprese attive in città, c'era molta attenzione sul 2022.

Tuttavia, l'ultimo anno ha restituito segnali positivi, con un numero di attività commerciali registrate in città sostanzialmente invariato rispetto all'anno precedente. Un quadro, per quel che riguarda il capoluogo, ben diverso e decisamente più positivo rispetto alle aree dell'hinterland e della provincia.

Aumentano le attività extralberghiere, giù l'e-commerce

A Bergamo non solo è stabile il numero di imprese attive nell’area urbana (-0,1 per cento), ma si segnala la sostanziale tenuta dei negozi di vicinato (calano quelli non alimentari, crescono quelli alimentari e misti), la forte crescita delle attività di accoglienza extra-alberghiere e il calo delle attività di vendita online, cresciute durante i mesi del periodo pandemico.

Il numero complessivo delle attività commerciali si attesta quindi a quota 6.733, solo 11 unità sotto il record della storia recente della città. Incide la crescita delle attività ricettive non alberghiere, che fanno registrare un importante +113 in risposta alla ripresa del turismo nazionale e internazionale, dei negozi di vicinato alimentari e misti.

Oltre all’incremento delle attività ricettive extralberghiere,  la notizia principale è rappresentata proprio dall’incremento degli esercizi di vicinato (+3), sia di vendita di prodotti alimentari (+18) sia di prodotti misti (+27), che colmano ampiamente il calo (-42) di attività di vicinato non alimentari. Complessivamente si contano quindi 403 negozi di alimentari, 1516 non alimentari, 274 attività cosiddette miste.

Le imprese di vendita online sono quelle che subiscono il maggior calo (-90 rispetto allo scorso anno), un calo dovuto alla ripartenza dopo il lungo periodo pandemico e alle relative restrizioni decise per contenere i contagi. Il numero di queste attività si attesta a quota 790, un dato ancora inferiore a quello del 2019, ultimo anno prima della comparsa del Covid19 (furono 831).

Aumenta il numero di commercianti ambulanti attivi in città (+6), di attività di somministrazione di alimenti e bevande (+4, dopo il calo di -10 registrato a fine 2021). Calano le rivendite di giornali e riviste (si parla di punti vendita non esclusivi, quindi non parliamo di edicole, -5). Crescono (+18) invece le attività di somministrazione di bevande e alimenti collegate ad associazioni e circoli o che si configurano come mense.

Interessanti anche altri dati: cala di una unità il numero delle medie strutture di vendita, sempre -1 anche il numero delle grandi strutture di vendita in città. Invariati i mercati in città (18), crescono le attività legate a cataloghi online o al telefono (+32), crollano le vendite di generi di monopolio (-57).

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