L'oriundo in Nazionale fa notizia Ma il primo ci fu negli anni Venti

Il primo si chiamava Ermanno Aebi, aveva labbra sottilissime e i capelli tirati tutti da una parte. Era nato a Milano, ma siccome il papà era svizzero, Ermanno la sua infanzia l'aveva trascorsa a Neuchâtel. Poi un giorno l'avevano visto quelli dell'Inter e gli avevano chiesto di andare a giocare per loro. Così Ermanno tornò in Italia, ed era talmente bravo che una volta lo convocarono persino con la Nazionale. Signorina, lo chiamavano. Per quel suo modo elegante di toccare il pallone. Era il 1920, da allora di oriundi ne abbiamo visti tanti, tantissimi. Argentini e brasiliani più di tutti, ma tutti naturalizzati italiani per poterli far giocare con i nostri colori. E allora? «La Nazionale italiana deve essere italiana», dice oggi Roberto Mancini che non ha gradito le ultime convocazioni del ct Antonio Conte. Che ha replicato: «Sono le regole, lo possiamo fare». Oriundi d'Italia, fraternizzatevi. Gli ultimi si chiamano Eder e Vazquez (che giocheranno contro la Bulgaria e anche l'amichevole contro l'Inghilterra) ma prima di loro ce ne sono stati altri.
Nel '21 ci fu uno scozzese. Nel '21 convocarono Giovanni Moscardini, nato in Scozia da genitori italiani. Esordì in una partita contro la Svizzera (1-1) realizzando anche il gol del pareggio. Cinque anni dopo, nel '26, toccò a Julio Libonatti, argentino, attaccante del Torino, che in nazionale collezionò 17 partite e 15 gol. Oriundi non si nasce, si diventa, e nel '29 furono in due: Raimondo Orsi e Attila Sallustro, l'uno argentino, l'altro paraguaiano. Prima di vestire la maglia azzurra, Orsi aveva già giocato con l'Argentina e vinto le Olimpiadi di Amsterdam nel '28. All'epoca le regole erano un po' diverse, e quando la Juventus lo vide e se ne innamorò, Orsi diventò un simbolo del club bianconero. Un altro che più tardi giocò nella Juve fu Renato Cesarini, nato in Italia ma vissuto a lungo in Argentina. Sono gli anni Trenta, anni cui l'oriundo va di moda. Francisco Fedullo, uruguaiano che divenne meraviglia del Bologna, e poi Enrique Guaita, argentino e giocatore della Roma.

Ermanno Aebi

Julio Libonatti

José Altafini

Alcides Ghiggia

Humberto Maschio

Antonio Valentin Angelillo

Miguel Montuori

Enrique Gauita
Anni Cinquanta: arriva Schiaffino. Ma fu nel '54 che esordì con l'Italia una delle figure mitologiche del calcio oriundo: Juan Alberto Schiaffino, centrocampista d'Uruguay che Gianni Brera elogiò in più occasioni («Forse non è mai esistito regista di tanto valore»). Due anni dopo toccò a Miguel Angel Montuori. Lo aveva segnalato un sacerdote a un dirigente della Fiorentina. Sfortuna vuole che per colpa di una pallonata, a 28 anni Montuori dovette smetterla con il calcio. Ma prima di quell'episodio aveva giocato con la maglia azzurra, anche con la fascia di capitano al braccio. Quelli erano gli anni di Firmani, sudafricano, e dell'argentino Pesaola, di Ghiggia, uruguaiano con i baffetti, e di Dino Da Costa, che giocò anche nell'Atalanta. Negli anni Sessanta toccò a Antonio Angelillo, che indossò soltanto 2 volte la maglia azzurra, al brasiliano Sormani e all'argentino Humberto Maschio, un altro passato da Bergamo. Furono gli anni di Josè Altafini e Omar Sivori, due che scrissero la storia del calcio italiano con il loro linguaggio sudamericano. Poco quella della Nazionale.

Eder. (AP Photo/Carlo Baroncini)

Thiago Motta

Mauro German Camoranesi

Christian Ledesma

Pablo Daniel Osvaldo

Gabriel Paletta

Ezequiel Schelotto

Franco Vazquez (a sinistra), in uno dei suoi primi allenamenti con l'Italia.
Poi più nulla per 40 anni. Dopo di loro, il nulla. L'Italia cambiò, puntando esclusivamente su italiani senza doppio passaporto. Per rivedere un oriundo in azzurro devono passare quarant'anni. Nel 2003 Trapattoni convocò Mauro German Camoranesi per un'amichevole tra Italia e Portogallo. Camoranesi diventò poi fondamentale nella vittoria del Campionato del Mondo in Germania nel 2006. Ovviamente giocò anche nella finale contro la Francia diventando così il primo oriundo dal dopoguerra a vincere la Coppa con la maglia dell'Italia. Nel 2010 esordiscono in nazionale altri stranieri naturalizzati per qualche parente più o meno lontano sparso in giro per l'Italia: il brasiliano Amauri e l'argentino Cristian Ledesma. Poco dopo tocca a Thiago Motta e Daniel Osvaldo. Motta gioca anche i Mondiali in Brasile insieme a Gabriel Paletta, nato a Buenos Aires ma italianizzato per poter avere un difensore in più da convocare.
GLI ULTIMI CONVOCATI:
Eder (Brasile)
Vazquez (Argentina)
TUTTI GLI ORIUNDI:
Aebi (Svizzera)
Altafini (Brasile)
Amauri (Brasile)
Andreolo (Uruguay)
Angelillo (Argentina)
Camoranesi (Argentina)
Cesarini (Argentina)
Chizzo (Austria)
Da Costa Dino (Brasile)
Demaria (Argentina)
Faccio (Uruguay)
Fantoni (Brasile)
Fedullo (Uruguay)
Firmani (Sud Africa)
Ghiggia (Uruguay)
Guaita (Argentina)
Guarisi (Brasile)
Ledesma (Argentina)
Libonatti (Argentina)
Lojacono (Argentina)
Martino (Argentina)
Mascheroni (Uruguay)
Maschio (Argentina)
Monti (Argentina)
Montuori (Argentina)
Moscardini (Scozia)
Mosso (Argentina)
Orsi (Argentina)
Osvaldo (Argentina)
Paletta (Argentina)
Pesaola (Argentina)
Porta (Uruguay)
Puricelli (Uruguay)
Ricagni (Argentina)
Sallustro (Paraguay)
Sansone (Uruguay)
Schelotto (Argentina)
Schiaffino (Uruguay)
Scopelli (Argentina)
Sivori (Argentina)
Sormani (Brasile)
Thiago (Brasile)