Nel 2023 il boom degli annunci Airbnb: a Bergamo il 42% in più, a Seriate il 52,6%
Ascom ha fatto il punto sugli affitti brevi turistici: la crescita crescita a livello provinciale è stata del 29,9%, contro il 14,4% del dato nazionale
di Clara Scarpellini
«Contro l’abusivismo, senza pietà». L’idea originaria di Airbnb di condividere stanza o appartamento (il nome deriva da "air bed and breakfast", materasso ad aria gonfiato per l’ospite e prima colazione) è completamente mutata e gli affitti brevi a Bergamo sono diventati un mercato maturo che, però, necessita di essere regolamentato. Giovedì 18 gennaio, nella sede di Borgo Palazzo di Ascom Confcommercio Bergamo, Oscar Fusini, direttore dell'associazione, e Alessandro Capozzi, presidente Gruppo Albergatori, hanno fatto il punto sugli affitti brevi turistici della provincia attraverso lo studio Federalberghi Confcommercio.
Le bugie della sharing economy: una realtà stabile
L’evoluzione del fenomeno degli alloggi venduti su Airbnb in Italia vede una crescita esponenziale da dicembre 2008, quando gli annunci erano solo 52, ad agosto 2023, quando gli annunci sono diventati 503.612. L’idea originaria di Airbnb, nata nel 2007, si distingueva per essere un’offerta in grado di aprire "nuove rotte" turistiche attraverso l’esperienza degli alloggi condivisi e in grado di portare redditi piccoli e occasionali per l’host. Nel tempo, questa idea è cambiata: ad agosto 2023 sono infatti appartamenti interi a rappresentare l’81,6 per cento degli annunci, mentre le stanze condivise sono appena lo 0,3 per cento.
L’indagine nazionale smentisce che le nuove formule si sviluppano dove c’è carenza di offerta. Basti pensare che le prime dieci località (in testa Roma 27.389 annunci, Milano 23.656 e Firenze 12.117) concentrano più del 20 per cento degli annunci. Ormai è stato abbandonato anche l’aspetto dei piccoli redditi, dato che l’host più grande ha pubblicato 10.380 annunci in un mese e il 56,6 per cento degli alloggi è in vendita per oltre sei mesi l’anno, mentre solo l’11,6 per cento sono venduti per meno di trenta giorni.
Gli affitti brevi a Bergamo, tra impatto economico e sociale
Ad agosto 2023, il numero di annunci pubblicati su Airbnb in Bergamasca ammontava a 3.087, contro i 2.377 dello stesso periodo dell’anno precedente. La crescita a livello provinciale è stata complessivamente del 29,9 per cento, contro il 14,4 per cento del dato nazionale. In città la crescita è stata addirittura del 42,03 per cento, tre volte la media nazionale. L’exploit di annunci registrato a Bergamo deriva dall’effetto Capitale della Cultura e, in generale, dalle ottime infrastrutture di collegamento, tra cui l’aeroporto. Ma c'è un Comune in cui la crescita è stata ancora più rilevante: a Seriate gli annunci hanno segnato un incredibile più 52,6 per cento nel 2023 rispetto al 2022.
Tuttavia, in città il boom degli appartamenti destinati all’affitto turistico rende quasi impossibile trovare un appartamento in affitto per famiglie e studenti. Infatti, molte persone sono costrette a cercare casa spostandosi dalla città verso i paesi limitrofi. I rischi della crescita degli affitti brevi? Primo fra tutti la snaturalizzazione di Bergamo, dove potrebbero esserci, in un futuro non troppo lontano, più turisti che residenti. Ormai intere palazzine della città vengono trasformate in attività extralberghiere (come casa vacanze, bed and breakfast e foresterie). Oltre a questo, con un turismo eccessivo si rischia di perdere la giusta dimensione di Bergamo. «Io auspico certamente lo sviluppo del turismo, ma di tipo qualitativo più che quantitativo», ha commentato Fusini.
No all’abusivismo, sì alla regolamentazione
Per far fronte all’impatto economico e sociale degli affitti brevi turistici, il 19 dicembre è stata approvata la conversione in legge del Decreto Anticipi: tutte le imprese ricettive alberghiere ed extralberghiere, insieme alle locazioni turistiche brevi, dovranno avere un Codice Identificativo Nazionale. Perciò qualsiasi immobile che viene dato in affitto dovrà essere dotato di Cin e quest’ultimo dovrà essere esposto all’esterno di ogni immobile adibito a spazio fittato.
«La concorrenza vale sempre, ma si compete tutti con le stesse regole di mercato. In questi anni c’è stato un problema di abusivismo, cioè di redditi e attività extralberghiere non dichiarate, oltre alla preoccupante assenza di dotazioni di sicurezza al pari delle strutture alberghiere», spiega Fusini. Per Capozzi in ogni quartiere della città andrebbe dato un numero massimo di licenze, che siano alberghiere o extralberghiere, e lo strumento per agire in questi termini dovrebbe essere un gruppo di decisori o un ente superiore al sindaco, come la Provincia. «C’è una vasta clientela per tutti. Io dico no all’abusivismo, non alle strutture extralberghiere», ha concluso Capozzi.