Istituti Educativi, il patto Lega-Pd regge: Gandolfi tira il fiato. Malanchini: «Basito»
Il nuovo presidente forzista, Ivan Tassi, “costretto” a seguire le indicazioni del Cda su Riva. E il consigliere regionale leghista si smarca, precisando che...
di Wainer Preda
Alla fine si andrà verso la soluzione “Riva segretario” nella complessa vicenda della Fondazione Istituti Educativi di Bergamo. È quanto emerge da indiscrezioni in arrivo dai corridoi del potere bergamasco.
L’unica novità è che alla nomina non corrisponderà il lauto compenso uscito nelle scorse settimane sui giornali, che si aggirava intorno ai 45 mila euro lordi l’anno, per un part-time.
Ricapitolando il passato recente, dopo il patatrac del novembre scorso (con due consiglieri d’amministrazione spinti alle dimissioni da una “inconferibilità” stabilita da Anac) i partiti avevano trovato l’accordo per la sostituzione.
Solo che dalla partita era rimasto fuori uno dei prescelti del Pd, l’ex segretario provinciale Gabriele Riva. Il consiglio d’amministrazione aveva insistito per attribuire almeno il ruolo di segretario della Fondazione - oggi ricoperto da una figura interna, con un bonus di settemila euro l’anno - a Riva. Il che aveva trovato la ferma opposizione del nuovo presidente della Fondazione, Ivan Tassi (in quota Forza Italia).
Per evitare sperpero di denaro di una Fondazione che è pur sempre sociale e caritatevole - pur possedendo un patrimonio immobiliare e in opere d’arte da 130 milioni di euro -, Tassi aveva proposto un bando pubblico, aperto a tutti, per l’assegnazione di quel ruolo.
Ebbene, il cda (composto dai dem Matteo Rossi, Elisa Riva e dai leghisti Romina Rigamonti e Jacopo Riganti) ha bocciato la proposta, incaricando il presidente di trovare una soluzione su Riva. Nome caldeggiato anche dal presidente della Provincia, Pasquale Gandolfi, e dal nuovo segretario del Pd, Gabriele Giudici, di cui Riva è il capocorrente.
A Tassi è stato lasciato un mese per sbrogliare la matassa. Secondo indiscrezioni, la soluzione paventata sarebbe quella di un incarico a Riva ma con uno stipendio ancora al vaglio, certamente inferiore a quello raccontato dai giornali.
I risvolti politici
La vicenda - discussa e discutibile - ha risvolti politici di rilievo. Mostra infatti che, almeno sulla Fondazione, esiste una forte saldatura di potere fra la Lega e il Partito Democratico, ovvero due delle tre gambe che reggono l’amministrazione provinciale guidata da Gandolfi.
Un’unione d’intenti stigmatizzata a mezzo stampa, non più tardi di una settimana fa, dal segretario provinciale di Fratelli d’Italia, Andrea Tremaglia.
Un’intesa frutto di accordi fatti prima dell’arrivo del segretario provinciale leghista, Fabrizio Sala. Ma, al di là di proclami belligeranti dei lumbard, allo stato di fatto ancora scevra da scollamenti.
Malanchini: «L'accordo prevedeva nomine su criteri di rappresentanza territoriale»
«Da responsabile degli Enti Locali della Lega bergamasca di allora - spiega però il consigliere regionale Giovanni Malanchini, che insieme a Cristian Invernizzi e Gianfranco Masper tenne a battesimo quell'intesa - intendo specificare che quando abbiamo fatto l'accordo sulla Provincia con altre forze politiche abbiamo fatto solo un ragionamento di rappresentanza dei territori».
Malanchini si dice «basito» e sottolinea che con quell'accordo «abbiamo voluto che la nuova amministrazione provinciale gestisse le nomine tenendo conto di criteri di rappresentanza concordati coi sindaci. Quanto sta succedendo per gli Istituti Educativi non è conseguenza del nostro lavoro e questo vale anche per le altre nomine degli ultimi 2 anni».
«La Legge Severino d'altronde é chiara e traccia una cesoia netta tra politica e amministrazione; del resto la delibera Anac che richiede la rimozione di due membri dal Consiglio degli Istituti é ispirata a questo principio», conclude Malanchini.