Ma per la Domenica delle Palme ci saranno

La piaga che sta uccidendo gli ulivi

La piaga che sta uccidendo gli ulivi
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I fedeli possono stare tranquilli: i ramoscelli d'ulivo per la Domenica delle Palme ci saranno. Verranno acquistati da altre località italiane diverse dalla Puglia, terra dove questa pianta sta soffrendo un'epidemia senza pari. Nella provincia di Brindisi diversi ulivi sono stati infettati da un virus, la Xylella fastidiosa, uno spietato batterio che uccide in poco tempo la pianta infettata. Per evitare che la malattia si diffonda su tutto il territorio italiano, le istituzioni hanno bloccato la vendita di rami provenienti dalla Puglia, e ciò aveva fatto temere una Domenica delle Palme senza ulivi. Ma al di là della ricorrenza quaresimale, questo batterio sta scatenando un vero putiferio nel sud Italia. 

Il virus. Innanzitutto il virus. Così lo descrive un documento elaborato dalla regione toscana. «Xylella fastidiosa colonizza lo xilema delle piante e si moltiplica nei suoi vasi xilematici provocandone l’ostruzione. Il batterio riesce a muoversi sia verso l’alto sia verso il basso, e per questo motivo può essere rinvenuto anche nelle radici. La trasmissione più efficiente è operata da insetti che si nutrono della linfa xilematica. Questo tipo di trasmissione è di norma molto rapida poiché manca nell’insetto il periodo di latenza (periodo intercorrente tra l’acquisizione del batterio e la capacità dell’insetto di trasferirlo in una pianta sana tramite punture di alimentazione)». Inoltre la Xylella fastidiosa prolifica in temperature che oscillano tra i 25 e 32 gradi e non colpisce solo l’ulivo ma può contaminare anche altri tipi di piante come la vite, il pesco, il mandorlo, diverse specie di agrumi e l’oleandro.

La prima volta in Italia. Se in Italia è la prima volta che si deve fare i conti con l’attacco di questo batterio, i coltivatori americani ne fanno le spese da oltre un secolo. In California già verso la fine del XIX secolo la malattia era presente in alcuni vigneti, trasmessa per colpa di una particolare specie di cicala. Per diversi anni si sono registrati solo piccoli focolai prontamente sventati abbattendo le piante contaminate. Tuttavia, la diffusione di questa malattia è notevolmente aumentata dalla seconda metà degli anni Novanta, quando i casi sono iniziati ad aumentare a dismisura, scoperti anche in zone che fino a quel momento non erano mai state colpite dal virus.

Un’inutile polemica. Siamo in un’epoca in cui si crede che dietro ogni fatto, bello o brutto che sia, ci sia un regista pronto ad orchestrarne i movimenti. Le tesi complottistiche piacciono tanto alla stampa quanto anche ai semplici cittadini. Figurarsi allora se la Xylella fastidiosa ne poteva rimanere indenne. Tutto è partito con un post su Facebook pubblicato dell'attrice Sabina Guzzanti nel quale ha condiviso un appello/denuncia dei Sud Sound System, band pugliese. Il testo della Guzzanti, dopo aver parlato del batterio che sta colpendo gli uliveti pugliesi, spiega che per risolvere questo problema «hanno deciso di spargere un insetticida velenosissimo prodotto dalla famigerata Monsanto e di sradicare un milione di ulivi da sostituire con ulivi OGM immuni al batterio, prodotti sempre dalla Monsanto, batterio forse inventato dalle stesse multinazionali che offrono il rimedio».

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La coincidenza. All'origine di questo sospetto non c'è altro che il nome di un'azienda brasiliana da diversi anni inglobata dalla Monsanto, l'Allellyx. Se si legge al contrario, il risultato è Xylella. E questo desta sospetto, dice qualcuno, sebbene sia chiaro che la Alellyx abbia scelto questo nome proprio perché il suo campo di studio è la lotta a tale batterio. Come scrive Strade Online, «gli OGM sono vietati in Italia e nessuno, tantomeno Monsanto, produce ulivi OGM, ma il fantasma degli organismi geneticamente modificati introdotti dalla cattiva multinazionale funziona sempre a livello emotivo». 

L’intervento. Al momento non sembra esistere ancora alcun tipo di cura capace di combattere questo batterio. L’unica strategia messa in atto e volta a prevenire inutili infezioni e contagi è quella di eliminare, attraverso la potatura, tutte le piante contaminate dalla Xylella fastidiosa. L’abbattimento degli ulivi infetti è previsto dal 30 marzo in poi. Ma non è una soluzione abbracciata da tutti. Gli avvocati Giovanni e Guido Pesce, proprietari di un uliveto con un centinaio di piante, hanno depositato un ricorso d’urgenza al Tar nel quale hanno chiesto che non vengano abbattuti gli ulivi infetti da Xylella. «Non è detto che l'eradicazione - ha spiegato Giuseppe Pesce - sia l'unica soluzione possibile. Emergono tra l'altro eventuali ipotesi alternative al contagio del batterio Xylella fastidiosa come causa dell'essiccamento degli ulivi». «Non imbracceremo i forconi - ha invece detto Guido Pesce, sempre in riferimento all'uliveto di famiglia - ma percorreremo tutte le vie giudiziarie per evitare l'abbattimento, se è possibile. Si parla della possibile azione di un fungo patogeno, ma non solo. Abbiamo saputo che nel Salento ci sono delle piante che sono state curate».

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