Stato di agitazione degli uffici di Tribunale e Procura, un centinaio davanti alla Prefettura
A colloquio con il viceprefetto, i sindacati hanno chiesto che facesse da intermediario con Ministero della Giustizia e Governo

«Giustizia lenta? Siamo pochi». E infatti «lo straordinario è ordinario»: sono due degli slogan utilizzati questa mattina (mercoledì 8 maggio) al presidio dei lavoratori degli uffici amministrativi del Tribunale di Bergamo, a cui si sono uniti anche quelli della Procura, di fronte alla Prefettura di via Tasso.
Un centinaio davanti alla Prefettura
In circa un centinaio hanno partecipato alla protesta contro un accordo modificato unilateralmente sull’orario di lavoro, ma anche per denunciare di nuovo una lunga lista di problemi, gli stessi che affliggono tutti gli uffici giudiziari di tutt’Italia. Durante la manifestazione, una delegazione di lavoratori e sindacalisti è stata ricevuta dal viceprefetto, Marisa Amabile.
«Nell’incontro in Prefettura oggi abbiamo nuovamente spiegato i motivi della protesta, come già avevamo fatto lo scorso 22 marzo, senza però avere ricevuto, dopo quel primo confronto, una risposta dal Ministero - hanno spiegato poco fa i rappresentanti di Cgil, Cisl e Usb con i delegati Rsu -. Abbiamo chiesto al viceprefetto, dunque, di farsi nuovamente tramite con il dicastero della Giustizia, ma questa volta anche con la Presidenza del Consiglio, presentando le nostre rimostranze. Abbiamo informato la Prefettura che, se nei prossimi giorni non ci saranno notizie, ci ritroveremo in assemblea con i lavoratori per organizzare nuove mobilitazioni».


Lo stato di agitazione
Il personale amministrativo del Tribunale di Bergamo è in stato di agitazione dal 30 gennaio: la loro protesta è iniziata per la modifica unilaterale da parte della dirigenza del vigente accordo, siglato nel 2017 dopo un lungo periodo di trattativa sull’orario di lavoro. Per risolvere la vertenza, il 22 marzo scorso si era tenuto un primo incontro in Prefettura, a cui – su richiesta sindacale - aveva partecipato anche un esponente del Ministero della Giustizia, che per loro non ha fornito riposte esaustive sulla questione.
A quel tavolo, era stato assicurato che da Roma avrebbero presentato un interpello all’Ispettorato del lavoro per avere una risposta definitiva sulla legittimità o meno dell’accordo, ma che ci sarebbero voluti almeno sei mesi. Tutte le organizzazioni sindacali presenti, per evitare disagi ai servizi, hanno preso atto di quanto detto e hanno richiesto che la modifica unilaterale dell’accordo venisse sospesa fino alla risposta dell’interpello. La risposta è stata negativa. In seguito, anche le Rsu della Procura si sono unite alla protesta, per la grave carenza di organico che investe l’ufficio.


Occorre constatare che, laddove la lungimiranza della dirigenza che ha competenza sul personale ha la vista corta, le conseguenze sono immaginabili. Negli Uffici, attanagliati dal sotto-organico, contemperare le esigenze del personale, messe n relazione coi tempi della Città e quelle istituzionali, dovrebbe essere la buona prassi, senza la quale ogni soluzione diventa irraggiungibile. Altro discorso di rilevante importanza è la flessibilità della prestazione lavorativa, richiesta per esigenze di servizio al personale, senza contropartite compensative. Ultimo, ma non per questo di minore importanza, anzi di primario rilievo, è l'omogeneizzazione dei trattamenti economici accessori dei dipendenti del ministero della Giustizia. Le procedure che dovrebbero consentire avanzamenti di carriera per la qualifica posseduta e progressioni verticali, già consentite in altre amministrazioni, dove sono?