Aurora boreale nei cieli bergamaschi? Non proprio, ma è stata comunque uno spettacolo!
Non è lo stesso fenomeno che si trova a latitudini polari. Spiega Mazzoleni (3B Meteo): «Si è trattato di Sar. Un fenomeno comunque molto raro»
di Marta Belotti
Erano da poco passate le 22.30 di venerdì 11 maggio quando il cielo sopra il laghetto del Pertus si è acceso all’improvviso di un bagliore intenso. A illuminarlo in un modo così insolito è stata l’aurora boreale, o comunque un fenomeno affine avvistato in diverse parti d’Italia, da Nord a Sud. A catturare il momento straordinario c’erano gli occhi di Stefano Belloli (la cui foto la potete osservare in apertura di articolo) e l’obiettivo della sua fotocamera.
«È stata un’emozione indescrivibile: da pelle d’oca», racconta il trentenne di Calolziocorte, che è un vero e proprio cacciatore di aurore, come si può notare dal suo profilo Instagram. «Abbino la passione per i paesaggi nordici a quella della fotografia notturna. Per questo, nella mia vita, ho visto diverse aurore. Ognuna a suo modo un’emozione».
Islanda, Norvegia, Svezia, Irlanda. E poi anche la Bergamasca. Sfogliando le foto di Belloli, tra tanti paesaggi del Nord Europa, stupisce incontrare d’improvviso degli scatti al Pertus. Il fatto rende bene la straordinarietà del fenomeno a cui abbiamo assistito e che, in genere, non si presenta alle nostre latitudini.
Non propriamente aurore, ma...
A spiegare il perché e cosa abbiamo esattamente visto è Manuel Mazzoleni, meteorologo e divulgatore di 3B Meteo: «Quelle che si sono potute osservare nella Bergamasca, ma anche in diverse parti d’Italia, nella notte tra l’11 e il 12 maggio, non sono state vere e proprie aurore boreali. Le aurore boreali vengono infatti chiamate anche polari, proprio perché è ai poli che si vedono. Nascono dall’interazione tra particelle cariche provenienti dal vento solare e il campo magnetico terrestre. Quando queste particelle vengono intrappolate lungo le linee del campo magnetico terrestre, si scontrano con gli atomi dell’atmosfera superiore, eccitandoli e producendo emissioni luminose, che per questo hanno l’aspetto di strade nel cielo».
Quelle lì sono le più tradizionali aurore che siamo abituati a vedere in foto, sullo sfondo di paesaggi spesso innevati, nella natura brulla, e che hanno un colore dal verde al blu, sino ad arrivare al viola e al rosso in base alle particelle di volta in volta eccitate.
Quelli che si sono avvistati in Italia, invece, sono bagliori diversi (...)