«Ma quella è la Maria!». Ricordando la Crespi di Nembro ogni foto è un ricordo
Il 27 maggio è stato presentato il libro, scritto da Valoti, che racconta le condizioni di lavoro nel cotonificio e la vita nel villaggio operaio
di Elena Conti
«Guarda, quella è la Maria! E quella è la signora che distribuiva il cibo in mensa. Come si chiamava?». A ogni fotografia proiettata sullo schermo alle spalle dei relatori, che ritraeva le operaie e gli operai al lavoro, un lieto brusio serpeggiava tra il folto pubblico che la sera di lunedì 27 maggio ha riempito il Modernissimo in occasione della presentazione del libro Una fabbrica e il suo paese. La storia della filatura di cotone Crespi&C. di Nembro.
Il volume, edito dalla Fondazione Legler per la storia economica e sociale di Bergamo (collana “I protagonisti”), è stato scritto dal professor Giampiero Valoti, ex insegnante di 75 anni, che ha illustrato alcuni passaggi del testo.
«Benigno Crespi - ha raccontato -, proveniente da una famiglia di Busto Arsizio, giunse a Nembro alla fine dell’Ottocento per tre motivi: l’abbondante presenza di acqua, indispensabile per far funzionare i cotonifici, la voglia di fare e la presenza di molte persone sul territorio. Questi elementi hanno modificato la fisionomia della nostra valle».
«Quello di Benigno - continua - è stato definito uno dei più grandiosi e progrediti impianti dell’epoca: c’erano iniziative di welfare avanzate, come la realizzazione dell’asilo e dei villaggi operai, ma anche un’assicurazione per infortunio sul lavoro. Si era creata una comunità che rimase profondamente segnata dal dimezzamento del personale del 1955, dovuto all’invecchiamento dei macchinari e all’aumento del costo della manodopera. Il direttore della fabbrica soffrì di depressione per i licenziamenti. Nel 1972 la famiglia Crespi vendette la fabbrica al gruppo Roncoroni-Manifattura di Legnano: si continuò a lavorare in conto terzi fino alla chiusura nel 2007».
Rilevante anche la testimonianza di Vittoria Carrara, che faceva parte del Consiglio di fabbrica dagli anni Settanta. «Abbiamo combattuto forti battaglie per opporci a sistemi di turnazione poco efficaci. Siamo riusciti a (...)