Brutta vicenda

La denuncia dell'allevatore di Sant'Omobono Terme lasciato solo dopo la frana

La sua attività è completamente isolata, ma i funzionari non ritengono l'intervento urgente. Intanto lo smottamento avanza

La denuncia dell'allevatore di Sant'Omobono Terme lasciato solo dopo la frana
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Da due settimane la sua casa, la sua azienda agricola e il suo negozio sono completamente isolati, a causa di una frana che ha costretto la chiusura della strada comunale a Sant'Omobono Terme. Ora Francesco Carminati, titolare dell'azienda agricola Recudino, denuncia la sua situazione: «Per i funzionari pubblici non sussistono i requisiti per un intervento di somma urgenza. Mi hanno investito, quasi colpevolizzandomi, con una serie di affermazioni che mi hanno lasciato allibito e fatto sentire ancora più solo».

Recudino Sant'Omobono Terme frana
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Recudino Sant'Omobono Terme frana
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Tutto in standby. Ma le autorità fanno muro

Il giovane ha pubblicato il suo sfogo sulla pagina Facebook della sua azienda. Carminati si è ritrovato da un giorno all'altro in una situazione spiacevole: la strada comunale che porta alla località Recudino di Sant'Omobono Terme è franata a valle, costringendo il Comune alla sua chiusura. Isolando la sua attività e - di fatto - quella che è la sua vita.

Lì il giovane valdimagnino non solo ha la residenza, ma gestisce anche un'azienda agricola con vacche e pecore, che l'allevatore si è visto costretto a liberare nel prato vista l'impossibilità di trasportare il foraggio, e un piccolo agrinegozio, dove vende stracchini all'antica delle Valli Orobiche e altri formaggi a base di latte di pecora, di sua produzione.

Una situazione difficile, con la frana che giorno dopo giorno continua ad avanzare, ma che pare ben lontana dalla risoluzione: Carminati, interfacciatosi con i funzionari pubblici di Utr e Comunità Montana Valle Imagna, si è trovato di fronte a un muro. «I funzionari mi hanno colpevolizzato, facendomi sentire ancora più solo», ha scritto l'allevatore.

Che ne sarà della sua azienda agricola?

Accuse di un certo peso: «Mi hanno detto che non dovevo costruire la stalla in quel posto, dimenticando che è regolarmente autorizzata, che sono responsabile del mio terreno e anche della frana, anche se è avvenuta a valle, al punto che quasi quasi devo essere io a ricostruire la strada. Che sono state le acque della mia stalla a provocarla e che le recenti piogge torrenziali sono normali, non c'è in atto alcun cambiamento climatico».

«Infine - ha concluso - mi hanno detto che non sembrano sussistere i requisiti per invocare un intervento di somma urgenza. Nonostante io viva al di là della frana e sia rimasto completamente isolato, nonostante la mia azienda sia in crisi perché impossibile rifornire il foraggio ai miei animali e l'attività di vendita al dettaglio sia sospesa».

«Cosa deve succedere ancora? - è l'ultimo pensiero affidato ai social -. Ora chiedo a chi legge queste mie precisazioni: come si può ovviare a questi pregiudizi? Come combatterli? Purtroppo non ho diritto di replica, se non diffondendo, e continuerò a farlo, quanto mi sta incredibilmente accadendo».

Commenti
Francesco Giuseppe

Ma veramente crediamo ancora che gli enti pubblici, la Provincia (PD) in questo caso, si preoccupino dei cittadini, specie se sono pochi, se non hanno un tornaconto?

Maria Grazia Colombo

Non puó pensare di risolvere la sua situazione attraverso i social, lei ha bisogno di un supporto legale valido. Ci sono associazioni valide che mettono a disposizione i propri legali, oppure assuma lei un avvocato, ma faccia presto, ha già perso troppo tempo. Con documentazioni valide, dovrà anche essere risarcito dei danni subiti. Anche i giornali del luogo potranno darle una mano e farle trovare un professionista adatto al suo caso. Ancora auguri

Teresa

È più facile ignorare o fingere di ignorare il problema che cercare di risolverlo

Daniela

Procedere senza paura...

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