I "rinforzi"

Al carcere di Bergamo arriveranno nuovi agenti penitenziari (ne servirebbero altri 40)

A fine giugno concluderanno il corso nove persone. Intanto la situazione in via Gleno rimane comunque critica

Al carcere di Bergamo arriveranno nuovi agenti penitenziari (ne servirebbero altri 40)
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Nuovi agenti entreranno in servizio al carcere di Bergamo entro quest'anno: a diffondere la notizia è stato un servizio di BergamoTV, in cui veniva anche intervistato il segretario lombardo del Sappe, il sindacato degli agenti di polizia penitenziaria, Alfonso Greco.

A fine giugno, infatti, terminerà il corso di preparazione per nove agenti, che quindi andranno poi ad aggiungersi all'organico del personale della struttura circondariale di via Gleno. In totale, secondo il segretario, ci sarebbe bisogno di un rinforzo complessivo di almeno una quarantina di persone.

Una situazione critica

Una realtà, quella del carcere cittadino, più volte finita sotto la lente per la situazione critica, proprio in termini del numero di persone a gestirla: a fronte di una stima di circa trecento agenti necessari, ce ne sono 187, come segnalato dall'ultima analisi dell'associazione Antigone. Un rapporto tra detenuti e agenti pari a 2,83, ovvero il sesto più alto in Italia e il secondo nella nostra regione.

Inoltre, in via Gleno sono presenti tre educatori, con un rapporto tra questi ed i detenuti pari a 176,33, che è il quarto più alto registrato dall'associazione negli istituti penitenziari che ha visitato. Il tutto, a fronte di un sovraffollamento del +174 per cento, che non può certo essere gestito al meglio da un organico che è arrivato ai minimi storici, il quale ha comunque bloccato un tentativo di evasione giusto poco tempo fa.

Assistenza psichiatrica e pene alternative

Un quadro al quale si aggiunge la difficoltà di gestire detenuti con problemi psichiatrici ai quali, come dichiarato da Greco nel servizio, sono imputabili la stragrande maggioranza delle aggressioni che avvengono nelle carceri, per cui si necessita di assistenza da parte dello Stato per gestire questi soggetti, dato che la polizia penitenziaria non ha la formazione necessaria per farlo in autonomia.

Inoltre, un aiuto potrebbe arrivare dal ricorso alle pene alternative (quindi, fuori dalla cella) per i condannati a pene lievi per reati minori, quindi non pericolosi dal punto di vista sociale.

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