Perse il piede e morì dopo un incidente sui binari, ma per la difesa la causa fu il Covid
Per la Procura il decesso del 64enne fu dovuto al trauma riportato, ma era finito nella sezione dei positivi in terapia intensiva
Dopo che un carrello gli aveva schiacciato un piede sui binari, lo avevano portato in ospedale, dove gliel'avevano amputato. Tuttavia, era morto poco dopo. Adesso, per quell'incidente avvenuto a novembre 2020, in piena pandemia Covid, nel tratto ferroviario di Treviglio, sono finiti a processo quattro imputati per omicidio colposo.
Assolto il Ceo nell'altro processo
L'altro filone, che vedeva alla sbarra l'amministratore delegato dell'azienda per cui lavorava la vittima, come riportato oggi (martedì 2 luglio) dal Corriere Bergamo si è concluso con l'assoluzione perché il fatto non sussiste, dato che l'accusa di violazione della norme su prevenzione e sicurezza sul posto di lavoro non ha retto anche per la Procura. Questo considerando che l'imputato si trova a Roma e, avendo in quel periodo venti cantieri in varie parti d'Italia e la responsabilità su 1.500 dipendenti, aveva delegato a dei sottoposti la sicurezza sui vari siti. Com'è ovvio, non poteva vigilare direttamente su tutti i luoghi interessati.
L'incidente sui binari
Rimane quindi invece aperto il capitolo sulle responsabilità dirette per quanto accadde quella notte del 23 novembre 2020, quando intorno alle 3 passò sui binari un carrello con gru, che provocò un grave trauma al piede a Raffaele Iannotta, che insieme ad altri stava lavorando alla sostituzione delle traversine in quel segmento dei binari.
Nonostante si trovasse ancora in una zona a rischio, secondo quanto ricostruito dall'ispettorato territoriale del lavoro, il conducente del locomotore non avrebbe aspettato il via libera dell'operaio che aveva il compito di controllare che il campo fosse sgombro. Quest'ultimo si sarebbe dovuto infatti accertare che il tratto, per i successivi sessanta metri, fosse libero da uomini e macchinari, per poi dare l'ok con la ricetrasmittente.
Per la difesa è morto di Covid
Ciò che effettivamente successe quella notte lo si accerterà in tribunale, ma rimane aperta anche un'altra questione: quella sulla causa della morte dell'operaio. Già, perché per la pm Letizia Ruggeri si tratta di un infortunio sul lavoro, mentre per la difesa a causare il decesso dell'uomo sarebbe stato il Covid. Quando fu portato in ospedale, in seguito all'amputazione fu sottoposto a tampone e risultò positivo al virus, sebbene asintomatico. Motivo per cui era stato portato in terapia intensiva, nella sezione dei contagiati, dove però era morto.
Una controversia per la quale la gip Federica Gaudino ha disposto che il pm si affidi a un consulente, che esaminerà dunque la documentazione ospedaliera. Al tempo, l'autopsia non venne fatta, perché la causa della morte era stata considerata evidente dalla Procura. Il 26 settembre prossimo si riprenderà l'argomento all'udienza preliminare.