Bilancio ESG: cos’è e per quali aziende è obbligatorio?

Il bilancio ESG è un documento di rendicontazione non finanziaria che un’azienda redige misurandosi con determinati parametri riguardanti la sostenibilità, ovvero indicatori non soltanto quantitativi, ma anche qualitativi relativi a temi ambientali, sociali e di governance.
Si deve precisare che il bilancio ESG non è una rendicontazione obbligatoria per tutte le aziende, ma è corretto precisare che negli anni a venire ci sarà un sempre maggiore ampliamento della platea dei soggetti interessati. Infatti, come nel caso di altri strumenti inseriti in ambito aziendale in modo progressivo (si pensi per esempio alla fatturazione elettronica), anche il bilancio ESG diventerà un documento che moltissime aziende dovranno obbligatoriamente presentare.
Cosa significa la sigla ESG?
ESG è un acronimo dei termini inglesi Environmental, Social e Governance. Con esso ci si riferisce a criteri che misurano l’impatto di un’azienda in termini ambientali (environmental), sociali (social) e di direzione (governance, nel senso di gestione, indirizzo).
Quindi, semplificando al massimo, il bilancio ESG è un documento con il quale un’organizzazione rende pubblicamente noti ai propri stakeholder (clienti, fornitori, banche ecc.) i propri progressi in relazione a obiettivi di sostenibilità (è appunto detto anche “bilancio di sostenibilità”), non soltanto in senso ambientale, ma anche in riferimento a tematiche sociali e di governance.
Il bilancio di sostenibilità non riporta soltanto i progressi compiuti, ma indica anche gli obiettivi di sostenibilità futuri ed eventuali passi in avanti fatti in tale direzione.
Bilancio di sostenibilità: per chi è obbligatorio
Fino al 2023 sono state poche centinaia le aziende italiane obbligate a redigere il bilancio ESG. Le nuove direttive però hanno allargato i criteri e si suppone che nel 2024 saranno circa 6.000 le imprese per cui scatterà tale obbligo (in tutta Europa dovrebbero essere circa 50.000).
I dati relativi al 2024 dovranno essere pubblicati nel 2025 dagli enti di interesse pubblico e le aziende quotate con determinati requisiti (almeno 500 dipendenti, ricavi netti superiori ai 40 milioni di euro o attivo di stato patrimoniale superiore ai 20 milioni di euro).
Relativamente ai dati del 2025, con pubblicazione del bilancio nel 2026, diventeranno soggetti obbligati anche le aziende con un numero di addetti medi annui di 250, 40 milioni di euro di fatturato netto, 20 milioni di euro di totale attivo.
Ci sarà poi un ulteriore allargamento per i dati relativi al 2026 (pubblicazione nel 2027) perché saranno obbligate alla presentazione del bilancio ESG anche le aziende che soddisfano almeno due di questi requisiti: 50 addetti medi annui, 8 milioni di euro di fatturato netto, 4 milioni di totale attivo.
Bilancio ESG: non è un mero obbligo
Al di là del fatto che il bilancio ESG è un obbligo normativo che riguarderà sempre più aziende, quello che si deve sottolineare è l’importanza che esso assume in termini di trasparenza. Si tratta infatti di un documento che mostra nel dettaglio qual è l’impegno che l’azienda profonde nelle pratiche sostenibile; da ciò deriva un aumento della fiducia dei vari stakeholder e un miglioramento della reputazione del brand e dell’immagine aziendale.
Dover redigere un bilancio di sostenibilità mette l’azienda in condizioni di impegnarsi sempre di più per raggiungere determinati obiettivi; ne consegue una riduzione del rischio ambientale e sociale.
Migliorare la sostenibilità aziendale porta di norma anche a una maggiore efficienza energetica e a una conseguente riduzione di costi aziendali nonché un aumento dell’attrattività degli investitori, sempre più attenti alle tematiche EG.