L'intervento

Fusione Bcc di Treviglio e Carate, perplesso Azzi: «Non ne vedo la necessità»

Per Il presidente della federazione, un'ipotesi del genere esporrebbe il modello a incognite e rischi e fa l'esempio di Ubi

Fusione Bcc di Treviglio e Carate, perplesso Azzi: «Non ne vedo la necessità»
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In foto d'apertura il presidente della Federazione lombarda Bcc, Alessandro Azzi

«Non ne vedo la necessità, mentre invece vedo qualche pericolo». Parole dense di significato quelle che il presidente della Federazione lombarda delle Bcc, Alessandro Azzi, ha riservato ieri mattina (venerdì 13 settembre) all'ipotesi di fusione tra la storica Bcc di Treviglio e la Bcc di Carate Brianza.

Se non una bocciatura senza appello, almeno un secco campanello d'allarme, come riportato da PrimaTreviglio, per mettere in guardia due banche «amiche, che hanno una straordinaria storia alle spalle» da un progetto che rischia, secondo lui, di avere conseguenze ben oltre l'atteso.

Dubbi sulla fusione

Il numero uno della Federazione è tornato sul tema della fusione durante una conferenza stampa, convocata ufficialmente per la presentazione dell'annuale convegno di studi organizzato dalle Bcc lombarde, che si terrà a Firenze. Inevitabilmente, però, quello della fusione all'orizzonte tra Carate e Treviglio ha finito per monopolizzare l'attenzione della giornata. E per buone ragioni: il progetto di aggregazione che i CdA delle due Casse rurali stanno portando avanti da alcuni mesi darebbe vita ad una delle più importanti e patrimonializzate banche di credito cooperativo della Lombardia.

Una super-Bcc che modificherebbe nel profondo la geografia del mercato bancario lombardo, per le famiglie e le Pmi. Secondo i promotori del progetto, tra cui il presidente di Bcc Treviglio Giovanni Grazioli, l'operazione costituirebbe un trampolino per proiettare la storica, potente e radicatissima banca, fondata nel 1893 da monsignor Ambrogio Portaluppi, oltre i confini della Bassa, pur salvaguardando «il localismo, la mutualità e le relazioni» con la città.

Una cosa grossa, insomma, potenzialmente dirompente per tutto il mondo bancario locale e sulla quale ovviamente da mesi sono puntati gli occhi di tutto il sistema. Di più: il progetto (l'unico nel suo genere in corso in Lombardia in questo momento, tra le 27 Bcc della Regione) sembra aver assunto, soprattutto secondo i suoi critici, una sorta di ruolo da spartiacque, superato il quale - nei timori del presidente Azzi - si potrebbe aprire una nuova stagione non priva di incognite.

Rischi per il modello Bcc

«È doloroso esprimere alcune considerazioni che possano non essere condivise dagli amici che attualmente rappresentano la banca, ma devo farlo per onestà intellettuale e per coerenza» ha detto Azzi.

«Il segreto della permanenza e del successo del credito cooperativo in Lombardia e in Italia è dovuto al mantenimento dell'originalità del nostro modello, che è differente rispetto a quello delle banche commerciali. Una conferma l'abbiamo avuta considerando l'andamento delle banche popolari, che a seguito della riforma del 2015 del Governo Renzi, molto spesso non hanno mantenuto le loro autonomie, come ben sanno i bergamaschi rispetto al percorso seguito da Ubi». La storica banca popolare bergamasca, trasformata in Spa, è stata infatti inglobata, negli anni scorsi, da Intesa e da Bper.

«Dobbiamo impegnarci a far sì che la nostra clientela continui ad avere una relazione privilegiata con la banca, anche nell'epoca del digitale - ha proseguito il presidente -. Se ci omologhiamo, se facciamo quello che fanno gli altri, non so se riusciremo a farlo meglio. Di sicuro, arriviamo per ultimi. [...] Quelli che si illudono di voler diventare grandi, rispetto alla concorrenza extra-Bcc rimarranno comunque molto piccoli. Quelli invece che pensano di essere rimasti troppo piccoli, hanno in realtà comunque alle spalle il Gruppo, che è complessivamente tra le realtà più patrimonializzate d'Italia».

Il presidente di Bcc Treviglio Giovanni Grazioli

Intanto il progetto prosegue

Da capire se e in che modo la presa di posizione di Azzi, uno dei più importanti esponenti del mondo cooperativo italiano, avrà effetti sul progetto di fusione. Che intanto prosegue: a difenderla, ieri, il presidente Giovanni Grazioli, che interpreta il quadro in modo diametralmente opposto rispetto ad Azzi. Il localismo, la mutualità e le relazioni con i territori aumenteranno, e non si annacqueranno, proprio se la fusione andrà in porto. Questa, almeno, è la "scommessa".

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