Intelligenza artificiale

Poche competenze e costi elevati, ecco perché in Bergamasca l'IA non convince

Da una ricerca della Camera di Commercio, vi ricorre di più l'industria, mentre agli artigiani interessa poco o niente

Poche competenze e costi elevati, ecco perché in Bergamasca l'IA non convince
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Lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, secondo la Camera di Commercio di Bergamo, rappresenta una delle maggiori sfide per le imprese nella transizione digitale. Tuttavia, da una sua recente ricerca diffusa ieri (lunedì 16 settembre), pare che le aziende bergamasche ricorrano molto poco a questo strumento e non ne siano troppo convinte, complice a volte il fatto di non conoscerla in modo approfondito.

Imprese orobiche diffidenti verso l'IA

«I dati mostrano che molte realtà bergamasche sono ancora prudenti nell'adottarla - ha spiegato il presidente di Bergamo Sviluppo, Giacinto Giambellini -. La Camera di Commercio si pone l’obiettivo di sostenere le imprese, soprattutto quelle piccole e medie, nell'avvicinarsi a queste tecnologie in modo consapevole. A tale scopo, abbiamo organizzato specifici percorsi formativi».

L'approfondimento sull'uso dell'IA è avvenuto con le imprese di industria (almeno dieci addetti), artigianato manifatturiero, servizi e commercio al dettaglio (minimo tre addetti). Ne è venuto fuori che quelle che già utilizzano sistemi o apparecchiature di questo tipo sono una minoranza, che va dall’esiguo 2 per cento registrato nell’artigianato al 10 per cento del commercio al dettaglio, mentre più numerose risultano quelle che intendono utilizzarli in futuro, con percentuali comprese tra il 6 per cento dell’artigianato e il 18 per cento dell’industria.

Agli artigiani interessa poco

Considerando sia le utilizzatrici che quelle che prevedono di implementare l’IA in futuro, la quota di imprese coinvolte oscilla dal 20 per cento al 25 per cento, con l’industria (25 per cento) che scavalca il commercio al dettaglio (22 per cento) e a seguire i servizi (19 per cento). Fa eccezione l’artigianato, dove l’interesse si rivela molto inferiore (8 per cento) anche per via delle limitate dimensioni aziendali: la propensione all’utilizzo dell’IA è infatti correlata positivamente alla grandezza dell’impresa.

Un confronto con i risultati registrati in Lombardia mostra come l’industria bergamasca evidenzi una propensione maggiore rispetto alla media regionale (23 per cento), mentre viceversa il terziario orobico sconta un gap negativo rispetto ai settori lombardi del commercio al dettaglio e dei servizi (entrambi 27 per cento). Rimane ampiamente maggioritaria la quota di imprese che non intende avvalersi di questa tecnologia o che non lo sa ancora, evidenziando incertezze e carenze informative ancora rilevanti nel mondo imprenditoriale.

Tra le imprese coinvolte nel processo di implementazione, una percentuale generalmente compresa tra il 60 per cento e il 70 per cento pensa che tali strumenti saranno “molto” o “abbastanza” determinanti per incrementare l’utile aziendale, sebbene con una netta prevalenza di giudizi di “abbastanza”. È comunque rilevante la percentuale di quante pensano che l’IA non porterà vantaggi economici significativi, soprattutto considerando che si tratta di imprese che l’hanno già sperimentata o che programmano di farlo. Nel commercio al dettaglio tale opinione di maggiore prudenza sulle reali potenzialità economiche di questa tecnologia sfiora il 50 per cento.

Motivi d'uso e scarsa conoscenza

I motivi che spingono le imprese a ricorrere all’IA sono legati soprattutto a una maggiore automazione, ma il quadro è diversificato a seconda del settore: l’incremento della capacità di previsione e analisi risulta rilevante soprattutto nell’industria e nel commercio al dettaglio, mentre il miglioramento dell’esperienza dell'utente è ricercato nei servizi. L’utilizzo in chiave di marketing è trasversale, ma risulta più diffuso nel commercio al dettaglio, dove viene citata anche l’ottimizzazione della supply chain.

L’industria ne coglie l’utilità anche per lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi, tramite l’accelerazione delle fasi di ricerca e sviluppo, prototipazione e testing. Diverso il profilo delle (poche) imprese interessate dell’artigianato, che segnalano in particolare l’aumento della sicurezza informatica e dell’efficienza energetica.

Tra quelle che non utilizza l’IA e non pensa di farlo in futuro, è molto diffusa la convinzione che tale strumento non sia applicabile alla propria azienda, con percentuali di circa il 60 per cento ad eccezione dell’Industria (46 per cento). Le imprese che, invece, ammettono di avere una scarsa conoscenza delle tecnologie disponibili rappresentano una quota compresa tra il 16 per cento dei sevizi e il 23 per cento di industria e artigianato, con una fatica a identificare con chiarezza costi e benefici. Tra le motivazioni legate a vincoli “esterni” troviamo, infine, la difficoltà di reperimento delle competenze e i costi elevati.

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