"Scugnizza" chiude la Stagione di Operette della Fondazione Teatro Donizetti
L'ultimo spettacolo sarà domenica 30 marzo, alle 15.30. Sul palco del teatro cittadino la Compagnia d'Operette Elena D'Angelo

La Stagione di Operette della Fondazione Teatro Donizetti è giunta alla sua conclusione. L'ultimo spettacolo sarà domenica 30 marzo, alle 15.30: nel principale teatro cittadino andrà in scena Scugnizza, operetta in tre atti di Carlo Lombardo e Mario Costa, che incarna appieno il tipico lirismo napoletano.
A portare Scugnizza sul palco del Teatro Donizetti sarà la Compagnia d'Operette Elena D'Angelo, che torna dopo il successo dello scorso anno con La duchessa del bar Tabarin.
Sul palcoscenico Elena D'Angelo, che firma anche la regia, Matteo Mazzoli, Paolo Cauteruccio, Merita Dileo, Gianni Versino, Maresa Pagura, Carlo Randazzo, Paola Scapolan. Direttore d’orchestra Marcella Tessarin. Coreografie di Martina Ronca. Allestimento e costumi Grandi Spettacoli. La durata dello spettacolo è di due ore, senza intervallo. Biglietti da 15 a 45 euro, ridotti da 12 a 36 euro.



Debuttò in prima assoluta nel dicembre 1922
«Quando Carlo Lombardo si recò alla stazione per attendere l’arrivo di Mario Costa, non sapeva neppure lui con precisione il vero motivo del loro incontro. Era noto che a Costa occorrevano molti soldi, visti i debiti accumulati al gioco d’azzardo al Casinò di Montecarlo, quindi era ideale per lui lavorare per Lombardo, ricco impresario di Milano. Appena sceso dal treno, Costa venne portato nella prestigiosa casa musicale Lombardo e gli fu imposto di scrivere un’operetta di getto. Dopo due settimane Scugnizza era bell’e pronta con un libretto efficace e una serie di brani indovinati e spesso anche ispirati, primi fra tutti Napoletana e Salomè, Una rondine non fa primavera», racconta Elena D’Angelo.
Scugnizza debuttò in prima assoluta al Teatro Alfieri di Torino la sera del 16 dicembre 1922 con la protagonista Salomè interpretata da Nella Regini che, da vera ed anche un po’ capricciosa diva, pose come condizione alla sua partecipazione all’evento di poter indossare anche in questa nuova operetta toilettes sfarzose. Grande successo di pubblico e critica.
«La storia, a tratti commovente e a tratti comica, è assolutamente verosimile e rispecchia i canoni dell’operetta “all’italiana”, con quei tratti di regionalità che contraddistinguono la nostra produzione operettistica - conclude -. La regia è assolutamente filologica, con l’aggiunta di una particolarità che impreziosisce la storia: la canzone Era de Maggio, sempre di Costa, che non è presente nello spartito del 1922, viene affidata al personaggio di Totò, ma con il testo modificato. Questa novità fu voluta dall’autore e aggiunta nelle edizioni successive».