La battaglia

Caso Montello, il no dei sindaci al termovalorizzatore e il "precedente" dello Zerra

Il 31 marzo una cinquantina di primi cittadini contrari all’inceneritore voluto dall’azienda sono riusciti a ottenere l’appoggio politico della Provincia

Caso Montello, il no dei sindaci al termovalorizzatore e il "precedente" dello Zerra
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di Marta Belotti

Sono usciti dal Palazzo della Provincia di Bergamo con in tasca l’esito sperato i quasi cinquanta sindaci che avevano chiesto un incontro con il presidente, Pasquale Gandolfi, per confrontarsi sul termovalorizzatore che l’azienda Montello vorrebbe realizzare nel suo impianto, situato nell’omonimo Comune.

Alla riunione, che si è tenuta lunedì 31 marzo, erano presenti anche la dirigente del settore Ambiente di via Tasso, Sara Mazza, il funzionario Andrea Castelli e il consigliere provinciale con delega all’Ambiente, Juri Imeri, nonché altri consiglieri provinciali.

«Siamo stati rassicurati e il presidente ci ha garantito l’appoggio dal punto di vista politico e tecnico - riassume Roberto Scarpellini, sindaco di Bagnatica e portavoce del gruppo di sindaci insieme a Claudia Colleoni, prima cittadina di Cenate Sopra -. La mia collega ha posto la domanda finale con la quale abbiamo chiesto, e ottenuto, l’appoggio della Provincia nel portare le nostre istanze a livello regionale. Io mi sono occupato di illustrare tutti i motivi per i quali siamo contrari all’opera. Una premessa: il nostro “no” non è guidato dal pregiudizio. Non si tratta di una questione ideologica, ma pragmatica, che riguarda l’impatto negativo che questa struttura nello specifico avrà su un territorio determinato. Il nostro».

Ambiente e salute

A preoccupare i sindaci sono questioni di carattere ambientale e di salute, nonché di spopolamento delle aree, perché «in molti sono venuti ad abitare nelle nostre zone per avere vicine le colline, non per stare sotto un inceneritore».

Le macchi iridescenti causate da uno sversamento nel torrente Zerra l'estate scorsa

Inoltre, a non convincere sono gli studi portati dall’azienda. Non per il loro valore scientifico, ma per il fatto di essere scevri dal contesto (...)

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Commenti
Alberto

Si sa: fosse per F.G. si dovrebbe cementificare il 100% del territorio, consentire tutti i tipi di inquinamento nonchè eliminare mezzi pubblici, biciclette e pedoni.

Francesco Giuseppe

Se fosse così, confermo quanto scritto sotto. Perchè altri devono sorbirsi l'inquinamento dovuto ai rifiuti dei cittadini di quei comuni? Perchè stiano bene nelle loro ville collinari? Un po' per uno non fa male a nessuno

Gianmario

@Francesco Giuseppe: è poco utile scrivere di tutto senza essere prima informati: l'inceneritore in progetto serve a chiudere il ciclo produttivo della Montello che si occupa di selezionare le Plastiche e l'umido per farne plastica seconda vita e compost: da questo processo si origina una frazione non riciclabile che viene avvitata all'inceneritore, ora a Dalmine, nel futuro smaltita in loco: l'energia elettrica e termica generata verrà usata in toto dall'azienda. Del tipo, aspirano aria quasi pulita e ci restituiscono aria inquinata, anche se nei limiti di legge!

Francesco

Caro Francesco Giuseppe, in Lombardia già ora gli inceneritori che ci sono sono più di quelli che servono per bruciare i nostri rifiuti. Infatti importiamo rifiuti da altre regioni (in una delle regioni più popolose d'Europa). Un nuovo inceneritore vuole dire importare altri rifiuti. Siccome gli inceneritori, anche i migliori, non sono a rischio zero, ma a rischio calcolato (in sostanza si sa che tot gente percentualmente ci lascerà probabilmente la pelle), perché dovremmo essere suicidi da farne un altro che non ci serve? Certo qualcuno farà un mucchio di soldi, questo la consola?

Francesco Giuseppe

Spero che agli abitanti dei comuni protestatari non venga più raccolta la spazzatura. Se la smaltiscano in casa loro, nei giardini delle loro ville. Perché dovremmo smaltirla negli inceneritori di Bergamo, di Dalmine, Brescia o Trezzo? Se la tengano.

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