La Cura di Battiato: amore assoluto
"Perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te...". È una frase tratta dalla poesia in canzone di Franco Battiato "La Cura". E pare vada proprio dritta al cuore, perché muove sentimenti, emozioni, aspettative. Il brano dell’artista siciliano, autentico madrigale del terzo millennio, non è soltanto un inno all’amore magnifico e senza tempo: è l’immagine stessa della mano tesa verso l’altro nell’atto stesso di annullarne cadute e temporali fragilità. Non solo, "l'essere speciale" è raccolto in sortilegio d’amore nel palmo di quella mano che lo custodisce alla stregua del più prezioso dei gioielli e gli conferisce inalterata bellezza nonostante gli insulti del passare del tempo. Franco Battiato ha fatto bene a cimentarsi nella regia cinematografica perché i suoi testi aprono mondi ed evocano scenari nella loro immaginifica allusione a una qualche realtà. Si attraversano oniricamente campi lontani, trasportati da aquile in volo su mari ignoti e vasti quanto il cielo e tutto questo per celebrare il miracolo dell’unione di esseri che si amano e si cercano, che per eterna attrazione democritea arrivano a fondersi nel prodigio della cosa unica. Grande l’attrazione del musicista etneo per le suggestioni della fisica quantistica che dagli studi di Fritjof Capra fino a quelli di David Bohm sempre più aperta alle istanze della pura spiritualità. Ed è proprio nella dimensione evolutiva dello spirito che "l’essere speciale" può essere sottratto alle influenze delle correnti gravitazionali, dello spazio e della luce per non invecchiare. Un patto d’amore e di incorruttibilità che sembra richiamare il mito dell’highlander vincolato per sempre alla sua donna, nonostante l’irrompere della vecchiaia e a dispetto stesso della morte. L’uomo eterno assorbe in sé la caducità dell’altro e lo rende immortale. Ma il cantore Battiato ha un occhio attento rispetto ai suoi tempi, tempi oscuri, insidiosi e dagli orizzonti drammaticamente bassi e limitati. Ed è per questo che promette la sua cura anche contro i fallimenti inevitabili, gli sbalzi d’umore, le depressioni, le paure e le ingannevoli certezze di una vita incerta. "Ti salverò da tutte le malattie" canta Franco, ma nel frattempo "tesserò i tuoi capelli come trame di un canto" e ci godremo, inebriandoci di piacere e profumi esotici che esalteranno i sensi a dispetto della "bonaccia d’agosto", a dispetto di qualsiasi palude esistenziale. La Cura, madrigale del terzo millennio: quale donna non vorrebbe ascoltare le parole in essa contenute, quale uomo non ambirebbe poterle pronunciare? Eppure come nel Cantico dei Cantici composto da re Salomone per la regina di Saba anche qui l’amore assume una dimensione assoluta, priva di una precisa connotazione.
È amore e basta: senza frontiere, senza distinzioni. Poco importa che riguardi l’erotica attrazione tra un uomo e una donna o sia il sentimento che lega una madre a un figlio o perfino il mistico alla propria divinità. Sotto la spinta dell’amore si compie l’impossibile e tutto sembra trascendere le logiche temporali, fino al punto di diventare padroni delle leggi del mondo per farne prezioso e sublime dono. A te, che sei un essere speciale…ed io avrò cura di te.
La Cura, canzone del 1997 fa parte dell’album di Franco Battiato ‘L’Imboscata’ ed è stata riconosciuta ‘ Miglior Canzone dell’Anno’ al Premio Internazionale della Musica. Il brano musicato dall’artista catanese è stato composto per quanto concerne il testo in collaborazione con il filosofo Manlio Sgalambro, recentemente scomparso. Ricca di molteplici suggestioni, La Cura è stata definita dallo stesso Battiato "una preghiera al contrario", in cui non è il fedele a rivolgersi al suo Dio ma è Dio stesso a confortare con parole d’amore e protezione l’essere umano. "Si interpreta anche come canzone d’amore tout-court - commenta lo stesso Battiato -. Il prendersi cura della persona amata, ad esempio. Questa è certamente una interpretazione corretta, perché senza dubbio è di amore che la canzone parla. In ogni caso pensarla come una "preghiera al contrario" è una connotazione interpretativa che non esclude affatto l'ipotesi della canzone d'amore, perché comunque la prima comprende e integra la seconda.”