La saga

Marco Rovaris, i discendenti dal Brasile alle radici del mito a Sabbio di Dalmine

I familiari del pioniere tornati dopo 132 anni nel cortile dove tutto iniziò. La storia di un bergamasco diventato leggenda oltreoceano

Marco Rovaris, i discendenti dal Brasile alle radici del mito a Sabbio di Dalmine
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di Laura Ceresoli

Una scala in legno, consumata dal tempo, e una valigia di cartone. Sono questi i simboli di una storia che, partita da Sabbio di Dalmine oltre un secolo fa, ha attraversato oceani e generazioni, per poi ritornare, emozionante e carica di significato, nel luogo dove tutto ebbe inizio.

Nei giorni scorsi, Sabbio ha accolto una famiglia giunta da Perth, in Scozia, per ripercorrere le orme di un loro antenato leggendario. Parliamo di Marco Rovaris, l’emigrante bergamasco che nel 1892, a soli 19 anni, lasciò il paese con il padre Paolo e una valigia piena di speranze, direzione Brasile. Oggi, a distanza di 132 anni, i suoi discendenti sono tornati per toccare con mano le radici di una saga familiare.

La storia di Marco è quella di migliaia di bergamaschi che, a fine Ottocento, affrontarono l’oceano in cerca di fortuna. Ma la sua parabola fu più unica che rara. Arrivato a Criciúma, nello Stato di Santa Catarina, iniziò come boscaiolo, ma un’intuizione geniale cambiò tutto: conservare la carne nello strutto, creando una delle prime forme di carne in scatola. L’idea lo rese ricco, ma fu la sua generosità a renderlo un mito.

Divenuto console, prefetto e filantropo, Rovaris donò alla città un ospedale, una scuola, una stazione ferroviaria e persino un intero villaggio: 200 casette in legno, complete di acqua ed energia, regalate a famiglie di emigranti bergamaschi. Alla sua morte, avvenuta il 28 dicembre 1936 all'età di 63 anni, l'amministrazione comunale di Criciuma gli dedicò due biografie, gli intestò un liceo e pose nella piazza principale un busto alla memoria.

Il busto alla memoria di Rovaris

Domenica 13 aprile, il cortile dello “Stal di Ere”, dove Marco visse prima della partenza, ha rivissuto l’emozione del passato (...)

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Commenti
maria grazia

Impariamo che gli emigranti possono fare molto per i paesi in cui arrivano. Impariamo ad accogliere, senza timore.

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