Fra Aquilino, l'ultimo saluto al cappellano dell'ospedale di Bergamo durante il Covid
Ha seguito la sua vocazione qui e per 25 anni in Brasile. Dal 2014 l'impegno al Papa Giovanni: «Un grande cuore che non si è risparmiato»

Nella serata di domenica 27 aprile se n'è andato frate Aquilino, presenza costante all'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo dove dal 2014 al 2023 era stato cappellano, affrontando anche i momenti più difficili del Covid.
Aveva 88 anni e solo nell'ultimo anno, per motivi di la salute, si era trasferito nel convento di Albino per poi passare gli ultimi mesi nell'infermeria di Borgo Palazzo. Prima, ha avuto una vita tra preghiera e azioni sempre rivolte al bene dell'altro.
La vocazione
«Nella mia vita ho potuto fare quello che ho fatto perché ero un semplice fratello», aveva raccontato in un'intervista rilasciata a questa testata nel 2016, spiegando così a sua scelta di non diventare sacerdote, ma di restare frate. Nato nel 1936 a Sforzatica (Dalmine), a soli dodici anni decise di entrare nel convento di Albino per il noviziato con il sogno poi di diventare missionario.
Prima della missione
Prima di arrivare al suo obiettivo, è passato per diversi compiti affidatigli dai superiori, questuante, sacrista, cuoco, portinaio. Dopo aver fatto il corso di tre anni per diventare infermiere e partire per il Brasile, rimase ancora quindici anni a Bergamo per assistere i frati malati. Poi, a 54 anni, la partenza per il Sudamerica. Ai fratelli e amici che gli davano del matto rispondeva: «Guardate che io vado a lavorare per uno la cui parola è sicura». Rimase lì venticinque anni.



Il tumore
Nel 2013 gli diagnosticarono un tumore al pancreas mentre era a Bergamo, si curò e poi decise di ripartire «per poter dire "ciao" per l’ultima volta ai miei amici brasiliani». Dopo quel viaggio, rientrato in Italia, il tumore non c'era più. Nel merito aveva detto: «Io non ho mai chiesto al Signore la grazia di guarire. Ho un'età avanzata e una vita piena alle spalle, cosa voglio di più? Al Signore avevo detto: "Ascolta, ho visto tanti papà, tante mamme e tanti giovani malati: aiuta loro"».
L'impegno in ospedale
Nel 2014 venne quindi assegnato al Papa Giovanni come cappellano, dove passando reparto per reparto sapeva stare accanto ai malati e ai loro parenti. Lo ha fatto anche nel periodo del Covid, quando è stato accanto a molti malati soli degenti e parenti che non potevano incontrarsi.
I ricordi
In tanti sui social lo stanno ricordando proprio per la sua presenza fissa in ospedale in ospedale: «Non dimenticherò mai le tue parole di conforto durante le videochiamate con i parenti dei defunti durante il covid quando non si poteva assistere nemmeno alla sepoltura, un grande cuore il tuo che non si è risparmiato» o «Ti posso solo ringraziare per quei messaggi speciali che mi trasmettevi e che mi davano la forza di andare avanti tra le difficolta della vita».
I funerali sono in corso questa mattina, 29 aprile, nella chiesa dei Cappuccini di Borgo Palazzo.
Non ti conosco, non ti ho mai visto e non ho mai sentito parlare di te. Più leggo di te, caro frate Aquilino, più mi rendo conto del tuo animo Santo, Puro e Generoso. Tu, già fra le braccia del Dio in cui hai tanto creduto, pregaLo per noi perchè i nostri occhi e i nostri cuori sappiano vedere e provare il grande amore che tu stesso hai vissuto quaggiù, fra i poveri più poveri del mondo. La santità di un animo la si avverte nelle opere quotidiane della vita terrena vissuta. Tu ne sei una grande testimonianza. Prega per tutti noi Frate Aquilino.
Grazie Frate Aquilino!!! La tua vita donata quale servizio agli altri sia l'esempio più profondo per un cammino di dono, speranza e fede. Prega per noi Grande Frate.