Maltrattamenti in un nido di Boccaleone, titolare condannata a quattro anni e mezzo
Riconosciuti dai giudici i reati contro quattro bambini, mentre la 55enne è stata assolta rispetto ai fatti contestati su altri cinque piccoli

È arrivata ieri (mercoledì 30 aprile) la sentenza sul caso dei presunti maltrattamenti in un asilo nido - oggi chiuso - di Bergamo, nel quartiere Boccaleone. La 55enne titolare della struttura è stata condannata in primo grado a quattro anni e mezzo di reclusione, con attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti legate all'età delle vittime e alla continuazione del reato.
Maltrattamenti nei confronti di quattro bambini
I fatti contestati alla donna riguardano in particolare quattro bambini (nove complessivamente le parti offese) al centro delle prove raccolte dagli inquirenti durante le indagini attraverso intercettazioni e video ripresi all'interno dell'asilo nido. Circa le accuse mosse alla donna per l'atteggiamento tenuto nei confronti degli altri cinque bambini, la 55enne è stata assolta «perché il fatto non costituisce reato». A uno dei bambini nei confronti del quale è stato riconosciuto il maltrattamento, l’ex titolare della struttura dovrà riconoscere anche una provvisionale di diecimila euro.
«Faremo ricorso»
L'avvocato difensore della 55enne, Fabio Pezzotta (coadiuvato dalla collega Sara Vieri), a margine della lettura della sentenza ha annunciato che presenterà ricorso in Appello. «Spiace molto per questo esito», ha commentato al Corriere Bergamo il legale. Aggiungendo che nella ricostruzione della vicenda ci sono stati degli «eccessi narrativi» e sottolineando come, a suo parere, nel verdetto non sia stato dato il giusto peso alle testimonianze in favore dell'imputata.
L'asilo nido che la donna gestiva (chiuso per il lockdown nel 2020 e mai più riaperto) era privato, ma accreditato dal Comune di Bergamo. Per questo, anche Palazzo Frizzoni era stato tirato in causa come responsabile civile. I giudici hanno però rigettato la richiesta di risarcimento avanzata dalle parti civili.
Quando tutto ha avuto inizio
L'intera vicenda era partita un anno prima della chiusura dell'asilo, nel 2019, dalla denuncia della mamma di un bambino, iscritto per un mese e poi ritirato. La signora aveva notato che il figlio aveva disturbi del sonno e non voleva più stare nel lettino. Furono allora installate delle cimici al nido, che fornirono un quadro, a parere degli inquirenti, molto più allarmante di quanto ci si aspettasse. In aula sono state lette e ascoltate alcune delle frasi che l'imputata aveva pronunciato nella settimana antecedente la chiusura definitiva della struttura: parole molto dure nei confronti dei piccoli, termini pesanti e insulti, oltre che minacce di confinarne qualcuno nel lettino in bagno. Lettino dove, ancora secondo l'Accusa, era stato lasciato un piccolo con disabilità quando dava problemi, come punizione.