Cosa non sappiamo di Frosinone a parte che è salita in Serie A

Nell’estate 2006 l’Italia calcistica anti-juventina canticchiava un motivetto come sfottò che, sulla musica di Let It Be dei Beatles, faceva così: «Serie B! Serie B! Serie B! Contro il Frosinone in Serie B». Sabato pomeriggio allo Stadio Comunale Matusa erano in quasi 10mila a salutare la prima storica promozione in Serie A dei ciociari di Roberto Stellone. In 87 anni di storia, mai la squadra laziale si era spinta tanto in alto: seconda, dietro l’altro miracolo sportivo del Carpi, e pronta a confrontarsi nuovamente con la Juventus, ma nella massima serie. Una festa che ormai in città continua ininterrottamente da due anni, con il doppio salto dalla Prima Divisione alla A, sotto la guida tecnica di un giovanissimo tecnico come Stellone e trascinati in campo dal duo Dionisi-Ciofani. La regione Lazio dalla prossima stagione potrà così vantare ben 3 squadre nell’olimpo del nostro calcio, raggiungendo così la Lombardia (Atalanta, Inter e Milan), in attesa dell’ultimo verdetto della serie cadetta. Già perché, dopo una vita di calcio solo nella capitale, ora il pallone rotolerà anche nella provincia a sud-est di Roma, nota ai più per la presenza dell’Abbazia di Montecassino, primo monastero fondato da san Benedetto da Norcia, e per la città di Anagni, residenza papale tra il XIII ed il XIV secolo.
Il nome. Frosinone, con i suoi circa 49mila abitanti, è la città di riferimento a sud-est di Roma e la sua collocazione geografica ha fatto sì che la cittadina ciociara diventasse col tempo un punto di snodo importante della regione, oltre che un fondamentale centro agricolo dell’area gravitante intorno a Roma. Non c’è chiarezza attorno alla derivazione del nome della città (che ha assunto la forma attuale in Epoca Medievale): alcune ipotesi parlano di un’origine greca, mentre altre rimandano alla gens etrusca Fursina, altri ancora evidenziano come l’etimologia del nome possa arrivare da Frusna (“terra irrorata dai fiumi”), dato che è attraversato dai torrenti Cenicia e Rio e dal fiume Cosa.
Un po’ di storia. La sua posizione di avamposto romano ha causato non pochi problemi alla città frusinate, che nel corso dei secoli è stata spesso saccheggiata e razziata dagli eserciti che marciavano sulla capitale (Annibale, i popoli barbarici, i Lanzichenecchi ed i francesi sono solo alcuni di questi). La rocca militare di Frosinone era infatti un’importante riferimento strategico e commerciale ed il papato voleva averne il controllo. Nel giugno 1873 Frosinone divenne per qualche giorno “la capitale d’Italia”. Il presidente del Consiglio dei Ministri Urbano Rattazzi morì improvvisamente mentre era a far visita ad un amico nella città laziale, e nei giorni successivi Frosinone venne presa d’assalto dai politici del neonato regno d’Italia e dal sovrano in persona. Nonostante al tempo della Prima Guerra Mondiale contasse appena 12mila abitanti, nel 1927 il regime fascista istituì la provincia di Frosinone, accorpando territorio dalle province di Roma e Caserta. Durante la Seconda Guerra Mondiale, il capoluogo ciociaro è stato soggetto a ben 56 bombardamenti dal settembre 1943 al maggio 1944 che ne hanno fatto il capoluogo di provincia più devastato dai raid aerei nemici (per il lavoro comune svolto da istituzioni e cittadini nella ricostruzione, la città ha ottenuto nel 2004 la medaglia di bronzo al merito civile).
I due Papi. Frosinone è l’unica città che può vantare due Papi padre e figlio, entrambi venerati come santi dalla Chiesa Cattolica e patroni della città. Ormisda, figlio di una famiglia frusinate benestante, prima di ricevere gli ordini ed essere eletto pontefice nel 514, aveva avuto un figlio di nome Silverio che venne eletto papa nel 536. La loro canonizzazione viene festeggiata rispettivamente il 6 agosto Ormisda e il 2 dicembre Silverio.
La festa della Radeca. Il giorno in cui la città si ferma è invece il martedì grasso quando si festeggia il giorno della Radeca: vengono inscenati una serie di balli per il centro di Frosinone, durante i quali vengono sventolate delle foglie di agave come segno di fertilità e di vita, a queste danze si aggiunge il rogo di un fantoccio, vestito da ufficiale francese, detto Championnet, che rappresenta il “Re del Carnevale”. Nel luglio 1798 infatti la popolazione frusinate insorse per le ingenti tasse contro le truppe transalpine presenti in città, che reagirono massacrando gli abitanti. L’anno successivo, durante la festa della Radeca, gli abitanti di Frosinone inviarono un messo a Jean-Etiénne Championnet, il generale responsabile della sicurezza della città, avvisandolo che erano pronti ad una nuova ribellione. Il militare francese si affrettò a raggiungere il capoluogo ciociaro, e vi trovò gli abitanti che festeggiavano allegramente il carnevale. Compresa la burla, decise di unirsi alla loro festa.