La riflessione

Omicidio Claris, don Falabretti: «Ai ragazzi abbiamo smesso di dare tutti noi stessi»

«Anche noi preti ci siamo tirati indietro». «C’è una rabbia che in un attimo ti fa perdere la testa». Patti educativi? «Ne sento parlare da trent’anni»

Omicidio Claris, don Falabretti: «Ai ragazzi abbiamo smesso di dare tutti noi stessi»
Pubblicato:

di Ettore Ongis

Che cosa succede ai nostri ragazzi? Come è possibile che uno sfottò calcistico basti per scatenare gli animi fino a provocare una furia omicida? Don Michele Falabretti, prete atalantino cresciuto in Borgo Santa Caterina, dove si è consumata la tragedia, è da un anno parroco di Boccaleone, a Bergamo.

Ma prima la sua vita l’ha dedicata interamente ai giovani: per undici anni curato di Osio Sotto, per nove direttore della pastorale giovanile della nostra Diocesi, per undici a capo della pastorale giovanile nazionale. Tra le altre cose ha organizzato le Giornate Mondiali dei Giovani di Rio, Cracovia, Panama e Lisbona. A Cracovia e a Lisbona gli italiani erano in 90 mila.

Don Michele, l’omicidio di via Ghirardelli ha sconvolto tutti.

«Non riesco a credere che quelle strade in cui d’estate giocavo da bambino con gli amici siano diventate un luogo di morte. Vai a sapere che cosa è passato nella testa e nel cuore di quei ragazzi lì. Quello che è successo è un bel mistero».

Tutto sembra nato da una provocazione di natura calcistica.

«Non riesco a crederci. Abitando in Santa Caterina, la violenza per il calcio l’ho sempre vista. Ma erano tifoserie organizzate, qui è un’altra storia».

Quale storia?

«Il fatto che non governiamo più i pensieri, le parole e i sentimenti: c'è un’escalation di rabbia che ti porta in un attimo a perdere la testa. È agghiacciante che un ragazzo prenda il coltello dalla cucina di casa, scenda e lo pianti nella schiena di un altro».

È quello che è successo.

«Non voglio passare come il solito prete che avendo lavorato in mezzo ai ragazzi dice che la colpa sta da qualche altra parte. Però non me la sento di caricare solo su di loro questa tragedia. Li vediamo tutti i talk show, le risse continue per fare audience. Li leggiamo tutti i post pieni di odio sui social».

A colpire è anche il fatto che omicida e vittima siano due ragazzi istruiti. Il primo frequenta il liceo, l’altro aveva due lauree. Neanche l’istruzione salva da certe follie?

«Non lo so, francamente questa cosa non me la spiego».

Che cosa possiamo dire, allora?

«Che siamo tutti dentro a un brodo nel quale ciò che si cerca più di ogni altra cosa è l’evasione. Questo vuoto lo vedo nei ragazzi e lo vedo negli adulti. Adulti che imitano i ragazzi che sbroccano. Ma se i giovani trasgrediscono, mi lasci dire, “per contratto”, perché gente matura si comporta come loro?» (...)

Continua a leggere sul PrimaBergamo in edicola fino a giovedì 15 maggio, o in edizione digitale QUI

Commenti
Claudio

e sociologi...

Claudio

Non conosco Don Falabretti ma apprezzo molto le sue parole. Probabilmente ci vorrebbero più figure di educatori come lui anziché politici escatologica da salotto televisivo.

Luca

Condivido quanto dice il Don , aggiungo ci siamo dimenticati di educare , rimproverare, punire anche con un sano ceffone i nostri figli . Ripristinare la leva e se non hai voglia di studiare a 15 aa vai a lavorare e fare qualsiasi lavoro .

Lascia il tuo pensiero

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Seguici sui nostri canali