Vita e ricordi di Denia Mazzoleni («Canta bene, nel pubblico c’è il maestro Gavazzeni»)
Il soprano e moglie del grande direttore d’orchestra racconta l’incontro con lui e il suo straordinario percorso artistico

di Bruno Silini
Tra il soprano Denia Mazzola e il Maestro Gianandrea Gavazzeni fu un colpo di fulmine reciproco. Colpì prima il Maestro e seguì la sua traiettoria, delineata dal destino, colpendo poi il cuore di lei. Fatto che Denia Mazzola non credette mai possibile. Si incontrarono nel gennaio del ’91 e nell’agosto dello stesso anno si sposarono.
In che occasione vi siete conosciuti?
«Il Maestro desiderava conoscermi perché mi avevano proposto come interprete principale per una produzione di Lucia di Lammermoor. L’appuntamento era a Firenze. Ci andai di molta malavoglia, perché Gavazzeni, al quale mi ero indirizzata più volte per chiedere un’audizione e fargli sentire i miei progressi vocali, non aveva mai ritenuto di dovermi incontrare».
Finalmente l’occasione di incontrarlo e ci andò di malavoglia?
«Sono fatta così. A chi mi aveva ignorato per molto tempo mi era parso inutile propormi per un’audizione così importante. D’altra parte, non riuscivo a capacitarmi di come una personalità come il Maestro potesse aver rifiutato di incontrare una giovane, bergamasca come lui, che cercava solo un consiglio sul repertorio da scegliere per il proseguimento di una carriera già avviata».
Dopo il matrimonio non gli ha mai chiesto ragione?
«Mi rispondeva che era infastidito a causa delle mie eccessive apparizioni su L’Eco di Bergamo volute dal giornalista e critico musicale Nino Filippini Fantoni, che dava relazione sui miei successi nei concorsi e nei nuovi debutti all’estero».
Qual è il personaggio lirico femminile che più le assomiglia?
«Tutti i personaggi lirici che ho interpretato mi assomigliano perfettamente, per la semplice ragione che quando interpreto un ruolo non sono più io, divento Norma, Paolina, Violetta, Lucia... Ho interpretato Medea di Luigi Cherubini che uccide i figli Creonte e Glauce per vendetta contro il marito Giasone, che l’ha tradita sposando un’altra donna. Io non mi credo certo capace di uccidere dei figli miei, ma posso assicurare che ho aderito perfettamente al mito, e dunque al ruolo di Medea, comprendendone le ragioni di semidea tradita, umiliata e costretta a lasciar i propri figli in mano al traditore che li avrebbe tratti in schiavitù».
I ruoli che non ama?
«I personaggi femminili senza una personalità forte, sia nell’opera buffa che nella tragedia. Per esempio la Musetta ne La Bohème».
Eppure fu scelta da suo marito per quel ruolo.
«Accettai per ragioni di buona educazione, poiché il Maestro mi aveva già proposto, dopo quella famosa audizione a Firenze, ben due titoli operistici straordinari: il primo alla Scala (Lucia di Lammermoor) e l’altro al Teatro Massimo di Palermo (Lucrezia Borgia)».
La critica che le ha fatto più male?
«Come donna, quella di aver sposato il Maestro per fare carriera (...)