Ennesimo appello al Comune di Bergamo: non si venda la Casa del Custode a San Vigilio
Anche il Progetto Base ha scritto una lettera indirizzata a sindaca e assessori per dire no alla alienazione di un bene storico parte del complesso Unesco

La questione della Casa del Custode (o del Guardiano) nel Castello di San Vigilio continua a sollevare preoccupazioni nella comunità bergamasca. Dopo le prese di posizione di diverse associazioni culturali cittadine, anche Progetto Bergamo Accogliente Solidale Ecologista (Base) ha inviato ieri (20 maggio) una lettera formale alla Giunta comunale chiedendo «con la massima urgenza un ripensamento in merito all'imminente indizione della gara per la vendita della casa del Guardiano».
L'ultima mossa
Nel documento, indirizzato principalmente al vicesindaco e assessore alla Cultura Sergio Gandi e all'assessore al Patrimonio Francesco Valesini, ma anche alla sindaca Elena Carnevali e a tutti gli altri membri della Giunta, Progetto Base chiede un segnale concreto di disponibilità «attraverso un formale atto di indirizzo che blocchi immediatamente le procedure amministrative relative alla vendita».
La richiesta arriva dopo che il Comune, nel febbraio scorso, ha confermato l'inserimento dell'immobile nel Piano delle alienazioni 2024/2027, con una base d'asta prevista di circa un milione e mezzo di euro, nonostante le ripetute sollecitazioni da parte di realtà culturali cittadine a riconsiderare tale decisione.
Le preoccupazioni espresse
Progetto Base sottolinea l'innegabile rilevanza storica, monumentale e paesaggistica del bene, ricordando come lo stesso sia parte del sistema difensivo medievale e rinascimentale della città riconosciuto dall'Unesco. La lettera evidenzia come questa scelta «desta profonda preoccupazione in molti dei cittadini consapevoli dell'importanza di questo sito per la storia di Bergamo».
L'associazione precisa che la sospensione richiesta, non implicando in prima battuta variazioni di bilancio, sarebbe «indispensabile e propedeutica a una più approfondita valutazione della scelta di alienazione», aprendo così la strada a un dialogo costruttivo con le istituzioni.
Un tema già sollevato da più parti
La mobilitazione per salvare la Casa del Guardiano non è nuova. Lo scorso marzo il consigliere comunale di Fratelli d'Italia, Filippo Bianchi, aveva depositato a Palazzo Frizzoni un ordine del giorno per richiedere la rivalutazione dell'inserimento tra i beni alienabili di questo edificio storico, facendo proprie le richieste avanzate dall'associazione Castrum Capelle Onlus.
Anche l'Istituto Italiano dei Castelli Onlus era intervenuto nella vicenda, definendo «paradossale» la decisione di vendere la Casa del Guardiano mentre si esalta l'ottenimento del riconoscimento Unesco e l'istituzione del Museo delle Mura. L'associazione aveva evidenziato come l'edificio sia «interamente inserito nell'ambito primario del sito Unesco» e suggerito che «un non oneroso restauro ridarebbe al luogo la sua piena godibilità storico-architettonica».
Ad inizio aprile anche Italia Nostra Aps aveva fatto sentire la propria voce con una lettera aperta all'amministrazione, sottolineando l'importanza di mantenere l'unità del complesso. L'associazione aveva ricordato come nel 1957 l'allora sindaco Costantino Simoncini avesse fatto una scelta opposta, riacquistando la Casa del Custode da un privato proprio per ricostituire l'unità del complesso storico.
Una questione aperta
Progetto Base, nella sua lettera, ricorda che «Già molte realtà cittadine hanno chiesto un ripensamento nel merito di questa scelta», ma i pareri di Castrum Capelle, dell'Istituto Italiano dei Castelli e di Italia Nostra Bergamo «sono stati totalmente ignorati».
L'associazione si dice preoccupata e chiede una sospensione dell'iter in atto come passo «necessario e propedeutico all'apertura di una proficua collaborazione con ogni realtà cittadina e culturale della città», con l'obiettivo di trovare «soluzioni che scongiurino la vendita di un immobile pubblico storico, facente parte del patrimonio Unesco, mantenendo l'unitarietà ed il valore del complesso del Castello di San Vigilio».
Resta ora da vedere se questa nuova sollecitazione riuscirà a far riconsiderare all'amministrazione comunale la decisione di alienare un bene che, come sottolineato da più parti, rappresenta un elemento costitutivo dell'identità culturale e storica di Bergamo.
Tra lasciar cadere a pezzi un immobile e venderlo a un privato che lo ristrutturerà, meglio la seconda, no? Per tutti quelli che protestano: invece che "no", fate proposte alternative che possano essere esaminate dal Comune! Lasciando tutto com'è significa che prima o poi crollerà tutto e addio bene storico (pubblico o privato che sia).
Certo che la sinistra che si è sempre schierata contro la privatizzazione, a favore delle comunità e del bene comune, ora, per 1,5 milioni di euro (un'inezia per il bilancio comunale) vende un'immobile dall'innegabile storicità e preziosità per Bergamo. Ma il 58% dei bergamaschi votanti ha scelto questa giunta quindi, essendo in democrazia, teniamoci le loro scelte. Non potete nemmeno lamentarvi perché li avete votati
Ma come, il PD che è contro le privatizzazioni, adesso vuole vendere un bene di tutta la cittadinanza? Poi si stupiscono perché la gente, ritenuta da loro ignorante, non li vota più
Ma se dopo lo scialo di denaro che ha connotato le Amministrazioni di marca Gori neanche hanno soldi per restaurare la Torre del Gombito, cosa pretendiamo? E poi questo edificio è troppo appetibile e qualcuno competente che siede sul suo scranno da oltre un decennio l'avrà già "promessa" a qualcuno del suo circolino. Ovviamente sempre gli stessi...
Inorridito al pensiero che un sito storico,così bello entri a far parte delle molte location acchiappaturisti facoltosi! Giunta , si sono gettati al vento un sacco di soldi ,per progetti inutili( le rotonde di Valtesse) , che vergogna! Della nostra città non ve ne frega proprio niente! VEDRETE CHE BERGAMO !