Trasporto pubblico in provincia, cambia tutto: Bergamo non è più l’unico centro di gravità
Davanti a questo obiettivo, Atb storce il naso. Oltre alla città, i poli di riferimento delle linee saranno Treviglio, Dalmine, Ponte San Pietro, Albino e Seriate

di Wainer Preda
Una rivoluzione. O meglio, un riassetto necessario, destinato a cambiare la situazione il trasporto pubblico locale. E di conseguenza a scatenare diatribe di potere, finora tenute sotto traccia. L’Agenzia del trasporto pubblico locale ha presentato gli orientamenti con cui sarà elaborato il nuovo Piano di bacino. Ovvero, lo strumento di pianificazione più importante del settore, volto a ridisegnare il servizio del prossimo decennio in Bergamasca e, successivamente a indire le gare di affidamento dei servizi.
Non solo studenti
Un assaggio di quel che verrà era già emerso dal convegno del 20 giugno scorso al Centro congressi. In quell’occasione, davanti a istituzioni e operatori del settore, il direttore dall’Agenzia Marcello Marino era stato chiaro: «Siamo a un punto di svolta, dettato anche dagli enormi investimenti infrastrutturali (da un miliardo di euro) piovuti su città e provincia». Solo che per sopravvivere e prosperare, il trasporto pubblico locale ha la necessità di modificare i suoi connotati. Da grande scuolabus, dedicato essenzialmente agli studenti, a servizio allargato anche a imprese e lavoratori.
Secondo i dati dell’Agenzia, ogni giorno in Bergamasca si registrano due milioni di spostamenti. Di questi, 360 mila coperti dal servizio pubblico. A fronte di 90 mila posti dedicati agli studenti sui mezzi, concentrati soprattutto nei mesi invernali e nella fascia oraria del mattino, ci sono 460 mila lavoratori “trascurati” e costretti a far ricorso al mezzo privato, l’auto, per recarsi al lavoro. Con tutte le ricadute che ciò comporta, in termini di traffico.
L’esigenza di un riequilibrio e la necessità di ampliare il bacino economico del servizio pubblico diventano dunque impellenti. L’Agenzia ha provato a ipotizzare due scenari. Uno “minimo”, grossomodo equivalente all’attuale dotazione di servizi e chilometraggio. Uno invece “ottimale”, a cui tendere, con 6 milioni di chilometri in più.
Al momento, con gli introiti dei biglietti ancora sotto il livello del 2019, il maggior contribuente resta Regione Lombardia. Negli anni il suo apporto è rimasto sostanzialmente invariato e oggi è insufficiente per sfide migliorative.
Da qui l'ipotesi che (...)
Andate a vedere quali perdite totalizza Brescia ogni anno con la sua faraonica metropolitana. Il TPL può stare in piedi solo se tutti pagano il biglietto e se i comuni/la regione aumentano molto le tasse ai cittadini per ripianarne i deficit cronici. Entrambe le "vie" le vedo irrealizzabili.
Carissimo Alberto, pochi pagano il biglietto. sopravvive con abbonamenti di studenti. i controlli sono rarissimi.
Basta che abbassano le tariffe, sennò nessuno prende più il pullman in quanto più costoso della macchina