Trasporto pubblico

Chi prende l'autobus in Bergamasca lo fa solo e soltanto «perché non ha alternative»

Il direttore dell'agenzia del Tpl, Marcello Marino, ha commentato come «un dramma» la risposta sul servizio data da 9 utenti su 10

Chi prende l'autobus in Bergamasca lo fa solo e soltanto «perché non ha alternative»
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di Wainer Preda

I “portoghesi”, ovvero quelli che viaggiano senza biglietto o alterano il tagliando, pesano e parecchio sul trasporto pubblico bergamasco. È quanto emerso durante la tredicesima conferenza organizzata l’8 aprile in sala Viterbi dall’Agenzia del Tpl (Trasporto pubblico locale) per fare il punto sulla situazione nel bacino di Bergamo e provincia.

Nell’ultimo anno in Bergamasca sono state effettuate 2,3 milioni corse, fra bus e tram. «Quelle cancellate sono vicine allo zero - ha osservato il direttore dell’Agenzia, Marcello Marino - pur in un periodo non troppo facile per le aziende di trasporto».

Dalla vendita dei biglietti sono arrivati ricavi per 35,1 milioni. Di questi 18,2 dalla città e 16,7 dalla provincia. Dato stabile rispetto all’anno precedente, anche se inferiore a quello ante-covid, quando i ricavi raggiunsero quota 36,3 milioni.

Nel frattempo il numero di viaggiatori è rimasto costante, mentre sono aumentati i costi dei biglietti. Il che significa che «se le tariffe fossero rimaste uguali, il deficit oggi sarebbe di quasi sei milioni e mezzo» ha spiegato Marino.

Rispetto al 2019, sono diminuiti, in particolare, gli abbonamenti annuali dedicati agli studenti. Circa tremila in meno, in una fetta di mercato che oltre a essere il core business del trasporto pubblico è anche considerata «obbligata».

All’origine della flessione potrebbe esserci l’aumento dell’evasione e dell’elusione tariffaria. «Fenomeni per i quali è possibile fare solo delle stime. E che le aziende stanno cercando di contenere con controlli a spot, sulle tratte più a rischio. Ma servono nuove contromisure».

Quanto ai finanziamenti pubblici, l’Agenzia ha ricevuto per l’anno in corso 57,3 milioni di euro. Di questi, il grosso (...)

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