«È importante parlare anche dei danni all'agricoltura»: la lettera dopo il nubifragio
La testimonianza da un'azienda agricola dove gli ortaggi vengono trapiantati, curati e raccolti a mano: «È inevitabile che i prezzi salgano»

Sono tante le notizie da Bergamo e provincia arrivate sui disastri dettati dal nubifragio di lunedì 7 luglio e dei giorni precedenti. Tra numerose voci si aggiunge anche quella di Silvia Viscardi, che ha scritto una lettera per sottolineare come la bufera abbia creato non pochi danni anche all'agricoltura, soprattutto per chi, come suo fratello Angelo, ha un'azienda agricola a conduzione familiare dove gli ortaggi vengono trapiantati, curati e raccolti a mano.
Viscardi coltiva due appezzamenti, entrambi a Bergamo,uno in Borgo Canale e uno in via della Colombaia, ed è, come sottolinea la sorella, «uno tra gli ultimi coltivatori di ortaggi che ancora resistono, non senza difficoltà, alla meccanizzazione delle colture nella nostra bella Bergamo e, in particolare, sui colli».
I danni
Lunedì sera, le raffiche di vento hanno divelto le serre che l'agricoltore aveva in via della Colombaia e la pioggia ha portato via la terra da quello in Borgo Canale. «Potete immaginare le sgomento misto a frustrazione e l'impotenza di fronte alla forza della natura che, in pochi minuti, ti distrugge il lavoro pesante dei mesi precedenti e mette a rischio il raccolto di quelli successivi - racconta la sorella -. Ora non si può ricominciare da capo, ma bisogna salvare il salvabile, sperando che le piantine sopravvivano, nonostante i molti problemi. Senza più le serre, potrebbero essere bruciate dal sole come spazzate dal prossimo acquazzone».

I danni al campo di via della Colombaia



Lavoro duro
Non solo, la forza del vento di lunedì ha anche strappato parte dell'impianto di irrigazione delle serre e questo porterà l'agricoltore ad avere costi alti per ripristinare il sistema. La sorella sottolinea: «Dico questo non per lamentarmi - so bene che il lavoro di mio fratello è duro e tosto proprio per gli inconvenienti della natura -, ma penso sia importante farlo sapere alla gente, perché altrimenti le persone vedono solo l'aumento dei prezzi degli ortaggi dal fruttivendolo».




«Se costa, un motivo c'è»
Spiega: «D'inverno è uno dei pochi che produce ancora la scarola e poi ha i cavolfiori nel campo di Borgo Canale; in estate coltiva anche piccoli frutti come more, lamponi e mirtilli. Gli ortaggi e i frutti di mio fratello sono buoni e genuini, perché li coltiva ancora a mano. Forse sono meno belli e perfetti di quelli esportati dall'estero e sicuramente costano di più, ma un motivo c'è. Spero che far sapere non solo degli alberi caduti lungo le Mura o nei parchi, ma anche delle difficoltà di chi coltiva la terra con cura, passione e tante energie possa far riflettere le persone, in modo tale che, davanti a un ortaggio bio, non si indignino per i prezzi, ma ne capiscano il valore».