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Gioco d'azzardo online, nuova sentenza. Casati (Pd): «A rischio lotta alla ludopatia»

La Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo il decreto Balduzzi che limitava il gioco d'azzardo online ai soli concessionari o soggetti autorizzati

Gioco d'azzardo online, nuova sentenza. Casati (Pd): «A rischio lotta alla ludopatia»
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La Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità del decreto Balduzzi del 2012, che vietava la messa a disposizione di apparecchiature che consentano l’accesso al gioco, sia legale che illegale, ossia praticato al di fuori della rete dei concessionari o dei soggetti autorizzati.

Questo significa che è illegittimo il divieto di mettere a disposizione, in qualsiasi pubblico esercizio, apparecchiature che consentano di giocare sulle piattaforme online.

I motivi della sentenza

La norma, secondo i giudici, puniva allo stesso modo, in modo quindi problematico, chi metteva a disposizione veri terminali da gioco e chi, invece, offriva un pc con accesso a internet. Con queste disposizioni, si lasciava in pratica ai gestori il difficile compito di controllare come i clienti utilizzavano i dispositivi.

La questione era stata sollevata dalla Corte di Cassazione e dal Tribunale di Viterbo, che avevano evidenziato l’impatto pesante sulle piccole attività, come internet point e bar. Questi esercizi erano infatti costretti a bloccare completamente l’accesso ai siti di gioco, perché altrimenti avrebbero ricevuto una multa molto pesante.

La Consulta ha in effetti dato ragione a chi aveva avanzato i dubbi, spiegando che un divieto di questo tipo finiva per comprimere, in modo ingiustificato, la libertà d’impresa e i diritti degli utenti. Il tutto, senza garantire un equilibrio adeguato con l’obiettivo di tutela della salute e prevenzione della ludopatia.

Un passo indietro per Casati

«Una decisione che rischia di vanificare la lotta alla ludopatia e tutto il lavoro contro la diffusione del gioco d’azzardo, come l’ottimo lavoro che i Comuni stanno facendo coi propri ambiti attraverso dei regolamenti e i Pgt» ha commentato il bergamasco Davide Casati, consigliere regionale del Pd. Il quale è anche componente della IX Commissione Sostenibilità sociale, dove di recente è stata presentata e discussa la Relazione sullo stato d’attuazione delle norme per la prevenzione e il trattamento del gioco d’azzardo patologico. «Il pericolo è che il gioco d’azzardo si diffonda ulteriormente, senza controlli».

Davide Casati, consigliere regionale del Pd

Alla decisione della Consulta, si aggiunge l’accordo che è stato preso in Conferenza Stato-Regioni, che prevede che queste ultime avranno il cinque per cento del gettito che arriva dagli apparecchi fissi come le Vlt, cioè le videolotterie, e le slot machine denominate Awp, per destinare questi soldi al contrasto al gioco d’azzardo. Una decisione che per Casati sembra paradossale perché, insieme alla sentenza costituzionale, indebolirebbe il lavoro che si sta facendo in questi anni, favorendo la diffusione del gioco.

«Quello che è chiaro è che si favorirà l’accesso al gioco anche a chi non lo farebbe -ha proseguito il consigliere dem -. Bisognerebbe avere i dati dall’Autorità dogane monopoli per metterli a disposizione dei Comuni, in particolare quelli piccoli, affinché tengano sotto controllo la situazione». Per l'esponente del Pd, anche gli esercenti andrebbero maggiormente coinvolti, con un senso di responsabilità rispetto a chi vedono giocare nei loro esercizi in maniera preoccupante.

Il problema dei controlli

«Nel frattempo, attendiamo il riordino del gioco d’azzardo: quello telematico è già stato fatto, quello fisico doveva avvenire quest’anno, ma è stato rimandato al 2026. Anche qui, però, bisogna capire in che direzione andrà e dipenderà molto da come lo si imposterà. Potrebbe essere una soluzione positiva o peggiore dell’attuale» ha detto Casati.

«Sicuramente un tema importante è quello dei controlli, anche per evitare la fioritura degli esercizi illegali. Andrebbero fatte costantemente le verifiche, ma la polizia locale è in grande difficoltà in quanto gli agenti sono pochi e i comuni piccoli non hanno nemmeno il comando - ha concluso -. Già oggi non riescono a controllare: se si aumentano i punti di gioco, anche in seguito alla decisione della Corte costituzionale, il rischio è che sfuggano quasi completamente».