Abbonamenti e code notturne, la storia di Marco Pinnacoli e della "cooperativa dell'attesa"
Tra le 150 persone presenti all'esterno dello stadio per gli ultimi tagliandi c'era anche il 58enne di Bergamo, che ha organizzato una staffetta

di Fabio Gennari
«È stata una bellissima esperienza». Marco Pinnacoli, ex manager e ora dogsitter classe 1967 di Bergamo (ma residente a Curno), lo scrive alle 23.12 di sabato sera (12 luglio), dopo aver inondato di fotografie e video il contatto WhatsApp di chi vi scrive con una serie di immagini che raccontano una bella avventura.
Perché un papà che si mette a organizzare con il figlio Alessandro e un amico il presidio fuori dallo stadio per sistemare la questione abbonamento (suo e non solo suo) merita di essere raccontato. Per filo e per segno.
Dopo aver parlato di Roberta e della posizione numero 1 conquistata con largo anticipo, ecco il racconto di Marco: «Con un gruppo di amici amiamo vedere le partite in Nord, dietro la porta, all’altezza dei pianerottoli di accesso. Tranne me e l’amico Ognjen (detto Oghi) hanno tutti l’abbonamento dalla notte dei tempi. Anche Mauri l’aveva, ma in maniera rocambolesca l’anno scorso si è "dimenticato" di esercitare la prelazione e lo ha perso! Il figlio di uno dei nostri, invece, ha tutti gli amici in Sud e voleva fare con un suo amico l’abbonamento lì». Praticamente una combriccola ben amalgamata alla ricerca dell'agognata tessera.




«Per essere sicuri di avere i nostri posti in Nord pensavamo fosse sufficiente arrivare 24 ore prima e quindi ho precettato mio figlio Alessandro e Luca, figlio di un amico (abbonati Nord entrambi, papà e figlio) per presidiare l’accesso alla biglietteria dalle 10 alle 17 (Alessandro) e dalle 17 alle 22 (Luca), lasciando a me notte e gestione degli acquisti e delle trattative per trovare qualcuno per il quinto abbonamento». Perché ogni persona poteva fare al massimo quattro tessere e in più di trenta ore sulle scale si fanno amicizie e si cerca un favore da chi, magari, è lì solo per il suo posto.
Il racconto di Marco è talmente dettagliato che sembra di essere al suo fianco, immagini e parole rendono bene l'idea di quanto sia stato coinvolgente attraversare il giorno e la notte alla ricerca dell'abbonamento alla Dea. «C’erano dei ragazzi che gestivano la coda con un sistema di bigliettini come quelli che si prendono dal panettiere per stabilire il turno con cui essere serviti. Ero un po' dubbioso e scettico, ma ho capito subito che questi giovanissimi erano davvero bravi e stavano coordinando molto bene la situazione».
«Dopo aver preso il biglietto - racconta ancora il 58enne atalantino - si era liberi di muoversi restando però nelle vicinanze, senza dovere per forza restare inchiodato alla propria posizione in fila. Questo ha consentito anche di poter parlare con diverse persone e non solo con i vicini di coda e di andare a prendere da mangiare e bere o recarsi ai servizi senza problemi. Di tanto in tanto i ragazzi facevano l’appello e con estremo rigore chi non rispondeva veniva depennato dalla lista su un quadernetto che riportava numero di accesso e nome della persona. È andato tutto davvero alla grande e poco prima dell'apertura ci siamo messi in fila con il numero 27 e ce l'abbiamo fatta».
Il racconto di Marco parla anche della ragazza di Gazzaniga che è stata in coda tutta la notte ma è purtroppo risultata la prima di quelli che sono rimasti senza abbonamento, dei tanti volti incontrati e pure della visita del "Mauri", quello della prelazione dimenticata, che è passato per un saluto: «Alle 4 del mattino, visita inaspettata del Maurizio, che è rimasto a farmi compagnia il tempo di una partita, 90 minuti. Adesso che siamo abbonati, l'obiettivo è non perderne nemmeno una. Forza Dea sempre».