C'era una volta

La Val Seriana ha perso il filo. Il tessile, che ha trainato la valle, è in profonda crisi

Aumenta il ricorso agli ammortizzatori sociali: coinvolti oltre tremila lavoratori. Oggi a funzionare sono Rsa e ditte che producono sacchi per rifiuti

La Val Seriana ha perso il filo. Il tessile, che ha trainato la valle, è in profonda crisi
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La Valle Seriana sta inesorabilmente cambiando pelle: quella che un tempo era la terra per antonomasia di grandi manifatture, oggi rimane fucina di attività imprenditoriali di altissimo livello ma che nei fatti non ha più nel tessile il settore trainante.

Per averne diretta cognizione basta risalire il corso del Serio e accorgersi da subito che gli storici stabilimenti hanno ormai lasciato il posto a macerie e nuovi investimenti. Fra Nembro e Albino è il caso della storica Honegger, che vivrà una seconda giovinezza con il progetto lanciato da Royaltex e Fassi Gru. Una realtà quest’ultima che ha realizzato le gru necessarie alla ricostruzione di Ground Zero a New York e che non è lontana da un’altra realtà (Persico spa) che ha varato, per esempio, lo scafo di Luna Rossa. Vocazioni diverse anche più a nord, per le grandi aree dell’ex Cantoni a Ponte Nossa e Villa d’Ogna, dove troveranno spazi rigenerati Itema e Scame, legate al meccanotessile d’avanguardia e ai componenti elettrici di ultima generazione.

Del tessile si è nei fatti “perso il filo”, anche se realtà di alto livello permangono per esempio in Val Gandino, dove si producono i corredi da letto della Real Casa inglese oppure i rivestimenti per le poltrone della Casa Bianca a Washington. A questo si aggiungano esperienze che fanno sempre più la gioia del turismo culturale, come le antiche sete e i pregiati tessuti sacri del Museo della Basilica a Gandino, o i macchinari funzionanti e ammirati del Museo del Tessile di Leffe.

Il tema d’attualità è però quello del lavoro, quotidiano e necessario, che al tessile della Val Seriana lega sottolineature rosse piuttosto marcate. Nelle ultime settimane il sindacato Cisl ha lanciato un forte grido d’allarme, attraverso comunicati stampa e un articolato studio di Stefano Contu sul quotidiano sindacale Conquiste del lavoro.

«Il tessile - si legge - da sempre rappresenta un marchio distintivo della creatività bergamasca: quasi 300 aziende, per oltre quindicimila addetti, alcuni dei nomi più famosi della moda e del tessuto con sede in provincia. Adesso, ancora, dopo la crisi economica degli Anni Dieci del terzo millennio e dopo la batosta del 2020 dovuta all’epidemia del Coronavirus, il settore tessile in Bergamasca torna ad affrontare grosse difficoltà. In molte realtà produttive si fa ricorso agli ammortizzatori sociali: cassa integrazione ordinaria, straordinaria e contratti di solidarietà stanno diventando strumenti di gestione ordinaria per far fronte a un mercato sempre più ostile. La recente dichiarazione di cessazione dell’attività da parte del Cotonificio Zambaiti, storica azienda della Val Seriana, che occupa circa cinquanta lavoratori, o di Confezioni Donatella con 47 dipendenti che si avvia a chiudere l’attività dopo cinquant’anni di storia, sono solo due emblematiche situazioni che si affiancano alla crisi che moltissime realtà medio piccole si trovano ad affrontare». (...)

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