la denuncia dei sindacati

La desertificazione bancaria colpisce duro la Bergamasca: in 15 anni chiusi quasi la metà degli sportelli

I numeri sono preoccupanti: «Dal 2010 sono scomparse ben 351 filiali, circa 128 mila cittadini restano senza accesso ai servizi»

La desertificazione bancaria colpisce duro la Bergamasca: in 15 anni chiusi quasi la metà degli sportelli

La provincia di Bergamo sta vivendo un drammatico processo di desertificazione bancaria che rischia di lasciare intere comunità senza servizi finanziari essenziali. I dati elaborati da First Cisl, basandosi sui rilevamenti della Fondazione Fiba, dipingono un quadro allarmante: in appena quindici anni, il territorio ha perso 351 sportelli bancari, con una riduzione del 45,6 per cento che ha portato le filiali da 770 a sole 419.

La situazione

Le conseguenze di questa drastica contrazione si misurano nell’impatto sui cittadini: attualmente 99 Comuni della Bergamasca – pari al 40,75 per cento del totale – sono completamente privi di sportelli bancari, mentre altri 57 comuni (23,46 per cento) possono contare su una sola filiale.

Una situazione destinata a peggiorare ulteriormente, visto che a ottobre Intesa Sanpaolo chiuderà le filiali di Peia e Tavernola Bergamasca, portando a 101 i Comuni della nostra provincia senza sportelli.

L’esplosione del fenomeno

Particolarmente significativo è l’aumento della popolazione costretta a vivere senza accesso diretto ai servizi bancari: se nel 2015 erano 30.960 i bergamaschi residenti in Comuni sprovvisti di sportelli, oggi sono diventati 128.839, con un incremento del 416 per cento in meno di un decennio.

«Il progressivo abbandono del territorio sta diventando, purtroppo, una costante – spiega Andrea Battistini, segretario generale di First Cisl Lombardia -. Lo vediamo nel commercio e nei servizi, nell’assistenza sanitaria e anche nei servizi finanziari, con le banche che chiudono gli sportelli, non solo nelle zone più periferiche».

Il paradosso

Il sindacalista punta il dito contro le contraddizioni del sistema: «I manager, in occasione delle aggregazioni bancarie, promettono vicinanza al territorio, prossimità e attenzione alle famiglie e alle imprese. Obiettivi condivisibili, ma a oggi disattesi».

Il processo di concentrazione ha infatti trasformato radicalmente il panorama bancario provinciale, con le fusioni e acquisizioni che hanno creato pochi grandi gruppi a scapito della capillarità territoriale. L’unica eccezione positiva è rappresentata dal Credito Cooperativo, che mantiene «un ampio presidio territoriale» attraverso il Gruppo Iccrea e Cassa Centrale Banca.

Disagi concreti per cittadini e imprese

Giovanni Salvoldi, segretario di First Cisl Bergamo, denuncia le ricadute pratiche del fenomeno: «Vi sono zone della nostra provincia dove ormai un utente, per recarsi in banca con i mezzi pubblici, dovrebbe considerare di impegnare mezza giornata».

I disagi non riguardano solo gli anziani delle valli, ma «tutta la popolazione, ai giovani, alle famiglie, alle imprese, poiché la chiusura di una filiale rende più difficile l’accesso al credito impoverendo inevitabilmente le comunità locali».

I rischi

Salvoldi sottolinea un aspetto spesso trascurato: «Le filiali non rappresentano solo servizi, ma anche educazione finanziaria, consulenza dedicata ma soprattutto sono presidi di legalità».

Il sindacalista riconosce le sfide della digitalizzazione ma chiede un approccio più equilibrato: «La progressiva evoluzione del digitale nel settore sia una sfida, il processo va però adeguatamente gestito e accompagnato, senza lasciare indietro nessuno».

La richiesta

First Cisl propone soluzioni concrete per invertire la tendenza: l’elaborazione di dati attraverso un Osservatorio regionale e «l’apertura di un tavolo di confronto tra imprese, amministrazioni locali e sindacati per un Patto per il territorio nel mondo del credito».

L’obiettivo è «ripensare questo modello ripartendo proprio dai territori», evitando che «la dimensione nazionale dei gruppi bancari rischi di perdere di vista la territorialità e il valore del rapporto con la clientela».