Se fosse una collezione di figurine, in provincia di Bergamo il laureato sarebbe quello introvabile. Secondo l’ultima indagine Istat sui dati del 2023, ripresa da L’Eco di Bergamo, meno del 14 per cento dei residenti ha un titolo universitario. Per la precisione, il 13,79 per cento.
Risultato: Bergamo scivola al settantanovesimo posto nella classifica delle province italiane. In cima troviamo Roma (23,1%), Milano (22,9%) e Bologna (22,3%). In coda alla lista, invece, la provincia del Sud Sardegna, che non arriva al 10 per cento.
Top 3: Bergamo, Gorle e Mozzo
Ma anche le vicine Brescia e Mantova non se la passano meglio. E già qui, un dettaglio curioso: l’Istat ha contato i laureati includendo pure i bambini dai 9 anni in su. Quindi, in poche parole, se vostro figlio di quarta elementare non ha ancora la tesi in tasca… abbassa la media.
Ma il confronto non è solo tra le diverse città italiane, l’indagine parte anche all’interno della provincia, dove le differenze restano forti. In città i laureati sono il 28 per cento, guidando la classifica, segue Gorle con il 24 per cento e Mozzo con il 21 per cento. Subito dietro c’è Treviglio con il 20,3 per cento. Nella parte alta della classifica troviamo anche altri Comuni dell’hinterland come Ranica e Torre Boldone, ma anche i paesi dei laghi fanno buone figure: Lovere (18,5%) e Sarnico (16,3%). Seguendo il trend, in genere ci sono più laureati dove ci sono anche redditi più alti.
Solo la terza media
Il dato che colpisce di più di questa analisi però è un altro: metà dei bergamaschi si è fermata alla licenza media. La Bergamasca non è quindi solo “dottori e dottoresse”, e nei paesi di montagna le percentuali sono ancora più alte.
A Blello, ad esempio, quasi tre abitanti su quattro si sono fermati lì. Un quadro marcato, complici l’età media più alta e un passato legato all’industria e all’artigianato, che chiedevano braccia più che diplomi. Eppure proprio in montagna, tra le valli Brembana e Scalve, si trovano i Comuni con più diplomati: a Piazza Brembana il 43,4 per cento dei cittadini ha un diploma, a Vilminore di Scalve il 42,5 per cento, a Piazzatorre il 42,1 per cento. Il merito va agli istituti tecnici del territorio, che hanno saputo proporre un’offerta allettante alle nuove generazioni, formando professionalità utili e ancora ben spendibili.
Il miglioramento c’è stato
Nonostante il quadro del 2023 – ultimo disponibile per l’indagine – un segnale positivo c’è stato: nel 2018 i laureati in Bergamasca erano appena l’8 per cento, oggi siamo quasi al 14. Con il ricambio anagrafico, quindi, le nuove generazioni hanno scelto l’università. La strada è lunga, ma il trend è in crescita. E forse, se l’Istat iniziasse a contare i laureati dai 18 anni in su e non dai 9, Bergamo potrebbe scalare qualche posizione in più.