Oriocenter non è soltanto il più grande centro commerciale d’Italia, ma anche uno spazio dove la ristorazione diventa esperienza culturale. In un solo edificio, accanto a negozi e cinema, si trovano cucine provenienti da diversi continenti, capaci di raccontare storie e identità attraverso i piatti. L’impressione è quella di attraversare più frontiere senza mai mostrare un passaporto, seguendo soltanto il richiamo dei profumi.
L’Oriente occupa un posto centrale all’interno di Oriocenter, con un’offerta che spazia dalla Cina al Giappone. Shanghai Quick è la scelta per chi desidera piatti della tradizione cinese, con portate che combinano velocità di servizio e autenticità gastronomica. L’esperienza giapponese si declina invece in due forme diverse: Wagamama propone ramen, noodle e donburi in un contesto contemporaneo e dinamico, che riprende la filosofia dei locali asiatici urbani, mentre Sushi Daily permette di comporre la propria box di sushi scegliendo pezzo per pezzo, con una formula che unisce freschezza e praticità. Insieme, questi ristoranti raccontano un’Asia che oscilla tra la cucina tradizionale e quella più moderna, restituendo la varietà di un continente in continuo dialogo con l’Occidente.

Anche gli Stati Uniti trovano spazio con due volti diversi. Old Wild West riproduce l’atmosfera dei saloon, con hamburger, carni alla griglia e piatti abbondanti serviti in un ambiente che richiama la frontiera. È un luogo pensato per un pasto conviviale, che unisce intrattenimento e ristorazione. Kfc, al contrario, rappresenta il fast food globale, con il pollo fritto preparato secondo la ricetta che ha reso il marchio riconoscibile ovunque. Insieme, compongono l’immagine di una cucina americana che, tra ritualità e velocità, ha saputo trasformarsi in simbolo culturale e gastronomico esportato in tutto il mondo.
Il capitolo enogastronomico più ricco, però, non può che essere quello dedicato all’Italia, che a Oriocenter si presenta nella sua varietà regionale. Rossopomodoro – La Bottega porta la tradizione napoletana con la pizza e i piatti legati al Mediterraneo, valorizzando prodotti e ricette del Sud. In contrappunto, Alice Pizza propone la pizza al taglio secondo la scuola romana, croccante e versatile, perfetta per una pausa veloce ma di qualità.
L’Emilia è rappresentata da Dispensa Emilia, che ha fatto di tigelle e gnocco fritto un tratto distintivo, unendo rapidità e attenzione alla tradizione; Da 30 Polenta introduce invece un sapore legato al Nord Italia, recuperando un piatto simbolo delle vallate lombarde e bergamasche. Infine, Ca’ Pelletti celebra la Romagna con primi piatti di pasta fresca, carni e dolci che rimandano alla convivialità della cucina regionale. Questi locali mostrano come Oriocenter riesca a restituire la complessità della gastronomia italiana, mettendo in dialogo culture diverse all’interno dello stesso Paese.

L’offerta del centro non si limita ad Asia, America e Italia, ma apre le porte anche a tradizioni più lontane. Calavera rappresenta la cucina messicana in chiave contemporanea, con burritos, tacos e margarita che richiamano la vivacità del Messico urbano. A pochi passi, I Love Poké e Pokéria by NIMA interpretano la tradizione hawaiana del poke bowl, un piatto che unisce pesce crudo, riso e verdure fresche, diventato simbolo di una cucina esotica capace di incontrare i gusti internazionali.
Queste proposte raccontano una ristorazione che guarda oltre i confini più noti, offrendo alternative leggere, colorate e capaci di arricchire il panorama gastronomico complessivo. Camminando tra i corridoi di Oriocenter si ha la sensazione di compiere un viaggio in più direzioni contemporaneamente. Dalla Cina alla Romagna, dal Messico a Napoli, passando per l’America dei saloon e per l’Hawaii dei poke bowl, il centro commerciale diventa un luogo in cui la geografia del gusto si intreccia con quella del commercio e del tempo libero.
Ciò che sorprende non è soltanto la varietà, ma la capacità di far convivere culture gastronomiche differenti nello stesso spazio. Oriocenter diventa così un osservatorio sul modo in cui mangiamo oggi: veloce ma attento alla qualità, radicato nelle tradizioni ma aperto alle contaminazioni, globale e al tempo stesso profondamente locale. È il segno che la cucina, anche in un luogo di passaggio, può diventare strumento di conoscenza e occasione di scoperta.