Mercoledì 12 novembre è arrivata la sentenza che potrebbe chiudere una delle controversie più lunghe e delicate degli ultimi anni a Bergamo. La Corte d’Appello di Brescia ha stabilito che la chiesa degli ex Ospedali Riuniti appartiene all’Associazione Musulmani di Bergamo dal giugno 2019, quando venne firmato l’atto di compravendita.
Una decisione che, in attesa di eventuali ulteriori sviluppi in Cassazione, ha carattere provvisoriamente esecutivo: l’immobile è quindi a tutti gli effetti dell’associazione religiosa. I magistrati hanno però ribadito un punto fermo: l’edificio rimane vincolato per il suo valore culturale, aspetto che l’associazione ha sempre riconosciuto sin dall’acquisto.
Le origini del contenzioso
Tutto è nato nel 2019, quando la Giunta regionale lombarda ha deciso di esercitare il diritto di prelazione sull’immobile già venduto all’Associazione Musulmani. La motivazione ufficiale era la tutela dell’interesse pubblico e la conservazione della chiesa storica. Quella delibera, di fatto, ha bloccato l’ingresso dell’ente religioso nella proprietà, innescando un lungo braccio di ferro giudiziario.
Nel corso degli anni le pronunce dei tribunali si sono alternate: prima hanno dato ragione all’associazione, poi alla Regione. La Cassazione ha infine ordinato un nuovo giudizio d’Appello, quello che si è appena concluso con il verdetto favorevole all’Associazione Musulmani. La Corte ha annullato gli effetti della delibera regionale e, passaggio significativo, ha riconosciuto la natura discriminatoria dell’intervento della Giunta.
Il pasticcio iniziale: l’asta del 2018
La storia parte da più lontano. Nel 2018 l’Asst Papa Giovanni XXIII e Regione Lombardia misero all’asta la chiesetta che era sempre stata casa dei frati francescani. L’immobile era stato temporaneamente affidato alla comunità ortodossa rumena guidata da padre Gheorghe Velescu.
L’esito dell’asta, però, spiazzò tutti: a vincere fu l’Associazione Musulmani di Bergamo con un’offerta di 452 mila euro. La Regione, proprietaria di fatto attraverso l’azienda ospedaliera, decise allora di esercitare la prelazione, riacquistando da sé stessa l’immobile per oltre 501mila euro.
Cosa succede ora?
Dalla Regione Lombardia arriva una reazione prudente. «Prendiamo atto della sentenza. L’Avvocatura della Regione valuterà passo per passo se sussistono i presupposti per ricorrere in Cassazione o se sia preferibile considerare chiusa la vicenda» ha dichiarato l’assessora Claudia Terzi a L’Eco di Bergamo.
Nessuna decisione immediata, dunque, ma un’analisi approfondita prima di scegliere se proseguire il contenzioso o accettare l’esito del procedimento. Dal canto suo, l’Associazione Musulmani ha già in programma un incontro con i propri legali per la prossima settimana. Sul tavolo non solo le eventuali azioni da intraprendere, ma soprattutto il futuro dell’immobile e la sua destinazione d’uso, tema che inevitabilmente tornerà al centro del dibattito pubblico cittadino.