La Treviglio-Dalmine deve essere fermata. Non rimandata, non corretta, ma archiviata definitivamente. È questo il messaggio politico che arriva da Devis Dori, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, che ha depositato una nuova interrogazione parlamentare chiedendo al Ministero dell’Ambiente di mettere la parola fine al progetto dell’autostrada.
Scarica barile
Secondo Dori, qualcosa è cambiato. Dopo anni di difesa a oltranza, anche Regione Lombardia avrebbe iniziato a prendere le distanze dal progetto.
«Finalmente anche Regione Lombardia ha ammesso ciò che ha sempre negato: la Treviglio–Dalmine è un progetto che fa acqua da tutte le parti», dice il deputato. Nel mirino c’è il documento della Direzione generale Ambiente e Clima della Regione, che solleva dubbi pesanti e, secondo Dori, sembra quasi chiedere al Ministero di fare ciò che la Regione non vuole fare direttamente. Insomma, sembra esserci una sorta di scarica barile
Un’autostrada breve
Il punto centrale della critica è uno: ha senso un’autostrada di 13 chilometri tutta all’interno della stessa provincia? Dori ricorda come già nel 2023 la questione fosse stata sollevata a livello nazionale.
«Ho depositato l’ennesima interrogazione parlamentare su questo progetto al Ministero dell’Ambiente, la prima risale al giugno 2023. Da sempre infatti abbiamo fatto emergere tutte le criticità del progetto, immancabilmente negate dall’assessora Terzi. Ora anche la Direzione Regionale ci dà ragione. Nel novembre 2023 organizzai anche un incontro al Ministero, portando con me i sindaci di Osio Sotto, Ciserano, Levate, Stezzano e Osio Sopra. Ricordo che in quell’occasione gli uffici del Ministero rimasero decisamente sorpresi che si parlasse di una nuova “autostrada” con riferimento a un collegamento di 13 chilometri».
L’ammissione di Regione
Ora anche la Regione, nel suo documento, ammette che qualcosa non torna: «Devono essere approfondite le motivazioni che hanno portato a ritenere preferibile la scelta autostradale in luogo di altre possibili soluzioni come una viabilità di rango inferiore».
Ambiente, costi e consenso: tutto contro
Le critiche non sono solo ambientali. Dori mette in fila una serie di domande che, dice, sente ripetere da anni dai cittadini:
se il progetto è dannoso per l’ambiente, se quasi tutti i sindaci sono contrari, se è inutile perché a pagamento, se costa decine di milioni di euro alla Regione e se persino il futuro gestore ha dubbi sulla sostenibilità economica, chi ci guadagna davvero?
«Evidentemente la risposta è semplice e sconfortante: ci guadagna solo chi dovrà realizzare l’opera infrastrutturale».
Fare altro con quei milioni
Nel mirino finiscono anche i fondi pubblici già stanziati. «La Regione sposti sin d’ora i 140 milioni di fondi pubblici verso altri progetti, decisamente più utili per i cittadini», chiede Dori, indicando alcune alternative precise: il potenziamento dei collegamenti ferroviari per i pendolari, il finanziamento completo della T2 e altre forme di mobilità sostenibile.
Secondo il deputato, insistere su un progetto già giudicato fallimentare potrebbe aprire anche a responsabilità per danno erariale.
La palla passa al Ministero
Dori chiama in causa anche la Provincia, sperando in una presa di posizione netta e non limitata al solo tema del pedaggio. «Il progetto è interamente da bocciare», ribadisce.
Ora la decisione è nelle mani del Ministero dell’Ambiente, destinatario della nuova interrogazione parlamentare. L’obiettivo dichiarato è uno solo: abbandonare definitivamente il progetto della Treviglio-Dalmine.