La casa di riposo Don Palla un miracolo in mezzo ai monti
La casa di riposo Don Stefano Palla a Piazza Brembana è un miracolo che sorge in mezzo ai monti. Ma anche i miracoli in un certo senso bisogna meritarseli, bisogna creare le condizioni perché avvengano. Da questo punto di vista, gran parte del merito per la fondazione e l’espansione della casa va a Pietro Busi, per tutti Piero, sindaco di Valtorta e presidente della Fondazione. Personaggio mitico, Piero Busi è sindaco da tutta la vita. Negli ultimi anni si è dedicato anima e corpo a questo progetto e nel 2010 è riuscito a realizzarlo, grazie all’aiuto di tante persone generose che ripongono una fiducia totale in lui. Il suo carisma assoluto ha fatto da traino nella ricerca di fondi per la costruzione della struttura. Oggi Piero la guarda con occhi emozionati ed orgogliosi, quasi stenta a credere che sia davvero lì. Il miracolo si è avverato e non accenna a fermarsi. Dopo nemmeno cinque anni il Don Palla vede infatti un considerevole ampliamento. Un salone accoglienza, dedicato a Papa Francesco, e la nuova sala mensa. Tutto grazie alle donazioni e ai contributi del BIM e dei comuni dell’Alta Val Brembana, senza gravare minimamente sulle rette.
Lo sguardo fisso verso il futuro. Nella mattinata di sabato 20 giugno c’è stata l’inaugurazione. È stato un momento di grande entusiasmo, sia per il pubblico numeroso e caloroso, sia per le parole davvero significative di Busi. Sembra incredibile, ma dopo un ampliamento, i suoi primi pensieri sono rivolti a ciò che bisognerà fare in futuro, il prima possibile, e non tanto a quanto fatto finora. «Il Don Palla sarà sempre un cantiere, più si va avanti e più ci sarà bisogno. Riusciamo ad andare avanti perché ci aiutano un po’ tutti; aiutano il Don Palla e aiutano anche me». Ma subito il discorso vira verso i progetti futuri: «Abbiamo dei malati di Alzheimer, la loro sofferenza non è fisica, si sentono un po’ in prigione stando sempre al chiuso in queste pur belle stanze. L’idea è quella di aprirsi verso Valnegra, con un tracciato in sicurezza in mezzo al verde per farli vivere veramente, e non solo passare il tempo».
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Rimboccarsi le maniche, prima di lamentarsi. La mentalità di Piero Busi è emblematica dell’industriosità e del coraggio degli uomini di montagna. «È inutile piangersi addosso che non ci sono soldi; prima bisogna mettersi all’opera con progetti e idee, bisogna iniziare a fare. Poi i soldi arrivano in qualche modo». C’è anche spazio per qualche battuta: «I soldi? Li rubo da chi ruba. Ma non li tengo io e quindi [si gira verso il vescovo Beschi] sono puro, sono assolto». Torna poi serio: «Con le rette non riusciamo a coprire nemmeno le spese correnti, mancano 40/50 mila € ogni anno, ma poi qualcuno ci aiuta sempre». Si toccano momenti di commozione, quando si parla degli ospiti: «Quando entrate non dite che il posto è troppo bello perché io voglio consentire alla nostra gente di morire nel luogo più bello possibile. Hanno fatto tanti sacrifici, durante e dopo la guerra. Non è troppo bello, la gente ne ha il diritto, almeno negli ultimi anni delle loro vite».
Servono valori. Ci si sposta su considerazioni più generali, Busi non è contento di questa società, a suo dire «senza valori, senza famiglia, senza amore, amicizia e perdono. In questo senso sono ancora gli anziani che devono lanciare il messaggio ai giovani». Il Presidente, politico di lungo corso, non è soddisfatto dei politici, pensa che dovrebbero ricevere una bella lezione, affinché capiscano che l«a vita ha un altro significato», diverso da quello che cercano loro. «Se la interpretiamo bene, la vita è bella. Io stesso, non sono mai stato meglio». Le ultime parole tornano sul momento indimenticabile dell’incontro col Papa. «Gli ho promesso che avrei chiesto a tutti di pregare per lui e quindi…». A questo punto è il soprano Sonia Park a prendere la parola, cantando una bellissima Ave Maria.
Le parole del vescovo. Alle belle parole di Busi hanno fatto eco quelle del vescovo Francesco Beschi. Questo momento di gioia per un luogo di accoglienza, di amicizia e di intensa attenzione verso gli altri suona in particolare armonia con l’enciclica appena pubblicata di Papa Francesco. «Laudato si’ parla della nostra casa comune, la Terra, che è madre e sorella. Ognuno ne abita una parte, ma è casa di tutti. Il Papa parla di ecologia integrale: tra ambiente, società e singole persone. Solo tenendo uniti questi aspetti avremo la giusta visione d’insieme». E quale luogo migliore del Don Palla per vedere realizzata l’ecologia tra ambiente, società e persone? Qui la natura ci inebria della sua bellezza, la società è imperniata su valori indissolubili e si prende cura di tutti, di «chiunque abbia grandi o piccoli problemi».
Una realtà davvero felice. Questa casa è proprio un piccolo paradiso, da tanti punti di vista. Partendo dal concreto, dà lavoro a più di 80 persone. Ma altrettanti sono i volontari, che aiutano in primo luogo facendo compagnia agli anziani e ai malati, vivendo insieme a loro le giornate. La strutture sono all’avanguardia: l’energia elettrica è ottenuta da pannelli solari, i serramenti sono certificati FSC: questo significa che il legno utilizzato arriva da zone a riforestazione programmata e con rigorosi standard lavorativi. Busi, figlio di don Bepo Vavassori, quello della Provvidenza, si è detto inoltre soddisfatto perché durante i lavori non ci sono stati incidenti: saranno stati bravi i professionisti, «o magari c’è stato un aiuto dall’alto».