Il film da vedere nel weekend Unfriended, la morte corre su Skype

Regia: Levan Gabriadze.
Cast: Shelley Hennig, Renee Olstead, Will Peltz, Courtney Halverson, Jacob Wysocki, Matthew Bohrer, Heather Sossaman, Mickey River, Moses Jacob Storm, Cal Barnes, Christa Hartsock, Darell M. Davie.
Dove vederlo a Bergamo e provincia: qui.
La nostra vita è sempre più mediata da schermi. È cominciato tutto più di cent’anni fa con le vetrine dei negozi e con il cinematografo Lumiere ed oggi non c’è un singolo aspetto della nostra esistenza che non venga in qualche modo condizionato da una struttura visiva. Ormai si fa tutto guardando lo schermo del computer e questa ondata tecnologica ha riempito gli animi di ottimismo per i prossimi sviluppi della tecnologia. Ma l’avanzamento tecnico non è mai privo di ombre e non è un caso che queste ansie sociali trovino proprio al cinema un’interessante e spesso incisiva valvola di sfogo. Cosa è giusto vedere e cosa si può mostrare senza preoccupazioni? Sono interrogativi quanto mai attuali, che troviamo applicati puntualmente anche in Unfriended, thriller del regista georgiano Levan Gabriadze, praticamente sconosciuto in Italia.
È l’anniversario della morte di Blaire, suicidatasi con un colpo di pistola. L’evento macabro è stato ripreso e i video che lo testimoniano girano ancora online, ma non tutti i suoi amici ricordano esattamente il giorno del lutto, come emerge da una discussione su Skype. Ovvero il suicidio di Blaire, causato dalla vergogna provata dall’essere diventata protagonista di alcuni video diffusi nel web a sua insaputa. Ma forse non tutto è come sembra e l’apparizione di un utente sconosciuto fa progressivamente emergere segreti e comportamenti scorretti. Mentre la verità si fa progressivamente più chiara i protagonisti muoiono uno dopo l’altro.




Unfriended è un film coraggioso, che ha scelto di portare al cinema il mondo delle conversazioni informatiche. Non lo ha fatto però in modo banale, accontentandosi di renderlo uno spunto narrativo, ma applicando la tecnica dello screencasting, facendo cioè coincidere l’inquadratura con lo schermo di un personal computer. Finalmente il cinema sembra essersi accorto che dal web non è necessario prendere nuovi talenti, ma nuove modalità di messa in scena, in grado di riaprire il discorso della rappresentazione anche all’interno del cinema di genere. Anziché puntare su una sceneggiatura articolata e su colpi di scena elaborati, Unfriended sceglie di giocarsi tutto sull’intelligenza della regia, che realizza un film girato “in tempo reale” (durata della storia e durata del film coincidono) e da corpo ad un esperimento più unico che raro nel cinema contemporaneo.
Tutti gli elementi propri del linguaggio informatico (liste di utenti, video postati sui social network, conversazioni pubbliche e private) vengono piegati a vantaggio della suspense di un thriller quanto mai riuscito e interessante. Tutto è giocato sul filo del montaggio a riassumere (in meno di novanta minuti) una vicenda lunga quasi un anno e articolata al suo interno in maniera elementare ma completa. Ognuno dietro il proprio schermo, i protagonisti contribuiscono a costruire un trauma collettivo, il lutto di una perdita mai riassorbita entro cui la tensione trova facili pieghe dove insinuarsi.
Nessun fantasma, nessun effetto speciale gore ma solo la forza di una sceneggiatura ben scritta a generare un film che, per appassionati e non, dovrebbe essere assolutamente imperdibile, date le caratteristiche assolutamente uniche della sua struttura.