Ma non ci sono omosessuali

Pure sull'isoletta del Bounty hanno legalizzato le nozze gay

Pure sull'isoletta del Bounty hanno legalizzato le nozze gay
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Il 26 giugno 2015, la Corte Suprema degli Stati Uniti d’America ha sancito che il matrimonio tra coppie omosessuali è un diritto costituzionale. Tradotto: tutti gli Stati a stelle e strisce dovranno legittimare, riconoscere e legalizzare le unioni tra soggetti dello stesso sesso. La decisione ha scatenato una vera esplosione mediatica. Una decisione tanto importante non poteva passare inosservata e a suon di hashtag #LoveWins (l’amore vince) – lanciato niente meno che dal presidente Barack Obama e dall’account ufficiale della Casa Bianca – il web s’è diviso tra euforici e critici.

C’è una domanda, però, che sorge spontanea: perché non ha suscitato lo stesso clamore l’apertura ai matrimoni omosessuali arrivata il 15 maggio a Pitcairn Island? Forse perché, a causa di alcuni problemi tecnici, la notizia è stata diffusa solamente una settimana fa, o forse perché Pitcairn Island, questo minuscolo arcipelago di 47 chilometri quadrati nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico, vanta appena 48 abitanti, di cui nessuno gay (o almeno per quel che ci è dato sapere).

 

 

#LoveWins anche a Pitcairn. In questa piccolissima terra, per alcuni dimenticata dal Signore ma certamente mai dimenticata dal sole, il vice governatore Kevin Lynch ha spiegato che la legge sui matrimoni omosessuali è stata approvata a maggio, ma che è stato possibile dare la notizia al mondo solamente il 20 giugno a causa di un guasto al sito ufficiale La decisione è stata presa all’unanimità su suggerimento delle autorità britanniche, dopo che Inghilterra, Galles e Scozia avevano preso la stessa decisione. Pitcairn Island, infatti, è un’ex colonia britannica, riconosciuta sin dal 1790 come primo insediamento dei sudditi della Regina lontano dal Regno Unito.

Merelda Warren, residente di Adamstown (capitale e anche unica città abitata con i suoi ben 48 abitanti), ha spiegato al The Guardian che, per ora, non si sono ancora celebrate nozze tra soggetti dello stesso sesso. La notizia, del resto, non era ancora uscita dai confini di Pitcairn e lì di omosessuali non ce ne sono. La Warren ha anche sottolineato come l’unico religioso presente sull’isola sia un’esponente della Chiesa cristiana avventista del settimo giorno, da sempre contraria alle unioni gay: «Noi isolani non spingevamo per la legalizzazione delle nozze omosessuali – spiega la Warren –. Ma è così che funziona il mondo: sta succedendo dappertutto, quindi perché non farlo anche noi?». Rodney Croome, direttore nazionale dell’associazione Australian Marriage Equality, ha commentato: «Questa scelta dimostra quanto siano forti i valori di apertura, uguaglianza e inclusione degli abitanti di Pitcairn Island».

Un po’ di storia (e qualche ombra). Con i suoi 48 abitanti, Pitcairn Island è conosciuta per essere lo Stato meno popolato al mondo (anche se non è una Nazione sovrana): è inserito nella lista delle Nazioni Unite dei territori non autonomi. Nella sua storia, però, può vantare un importante riconoscimento: è il primo Stato al mondo ad aver concesso il voto alle donne, nel 1838. Per quanto riguarda la sua storia, poco si sa circa la sua esistenza prima del XVIII secolo. Si pensa che circa 3.500 anni fa i polinesiani si insediarono in questo arcipelago, ma non vi sono certezze. Più sicuro è che tra il XII e il XV secolo dopo Cristo sull'isola vi fosse un insediamento stabile polinesiano. La popolazione di oggi, invece, discende per la maggior parte dagli ammutinati della Bounty: era il 1789 quando l’equipaggio della nave britannica, salpata da Spithead due anni prima, rimase sconvolto e sorpreso dalla libertà sessuale delle donne polinesiane e decise di ribellarsi alle condizioni di vita sull’imbarcazione. L’ammutinamento, guidato dal secondo ufficiale Fletcher Christian e dal guardiamarina Peter Heywood, portò alla conquista della nave e Christian si diresse con i suoi uomini proprio in questo piccolo arcipelago. Nacque così Pitcairn Island e la sua popolazione: dall’unione tra gli ammutinati del Bounty e un piccolo gruppo di donne polinesiane.

 

fletcher christian

 

Nel suo passato recente, però, Pitcairn ha anche un’ombra lunga e cupa. Era il 2004 quando ben 6 abitanti di questa minuscola terra nel cuore del Pacifico vennero condannati per abusi su bambine e ragazzine risalenti ai 40 anni precedenti. Altri tre uomini furono giudicati colpevoli per lo stesso reato, ex cittadini dell’isola ma all’epoca residenti in Nuova Zelanda. Fu un dolore straziante per la comunità, che essendo così piccola era toccata totalmente: ogni famiglia aveva tra i suoi membri almeno un carnefice o una vittima, se non entrambi. La rottura è stata totale, straziante per qualcuno: più di una persona è stata ostracizzata dalla propria famiglia, anche tra le donne che avevano testimoniato. Una bruttissima pagina di storia per Pitcairn. L’unica cosa positiva di tutto questo è che la Gran Bretagna s’è ricordata di quel territorio rimasto sua colonia per secoli: Londra ha investito milioni di sterline per ammodernare infrastrutture e vie di comunicazione a Pitcairn. Con l’arrivo degli anni 2000 sono arrivati anche elettricità per tutti, energia, addirittura la televisione prima e internet poi. Intanto però il processo aveva distrutto la comunità: gli uomini ritenuti colpevoli finirono in carcere, ma di fatto rimasero a vivere sull’isola, scontando dietro le “confortevoli” sbarre di Pitcairn pochi anni, cosa che fece storcere il naso a diverse delle vittime. Oggi, a distanza di 10 anni dal processo, la comunità sembra essersi rinsaldata.

Rischio “estinzione”. Resta il fatto che quello scandalo scosse tutta Pitcairn e tantissimi fuggirono da quella terra dimenticata e non ci fecero più ritorno. A febbraio il Telegraph ha reso noto che la situazione è preoccupante: la popolazione di Pitcairn sta, anno dopo anno, scomparendo. Se non si trovano nuovi abitanti, tra qualche decennio Pitcairn resterà uno Stato senza popolazione. E così, per convincere qualcuno a trasferirsi, Pitcairn ha anche offerto, gratis, un ampio terreno, in cui costruire una bella casa e iniziare magari una nuova attività. Jacqui Christian, 44 anni, diretta discendente di Fletcher Christian e una delle vittime degli abusi tornata a vivere a Pitcairn, ha dichiarato: «Abbiamo lanciato l’appello e ci sono arrivate molte domande di informazioni. Purtroppo però solo una persona, negli ultimi tempi, ha deciso di venire a vivere qui con noi. La verità è che non abbiamo lavoro da offrire. Qui molti abitanti realizzavano francobolli e stampe, un’attività che oggi non va per la maggiore…». Anche vivere a Pitcairn non è facile se si viene da fuori: i collegamenti con la Nuova Zelanda, distante 3mila miglia nautiche, sono sempre meno; c’è un solo negozio che vende un po’ di tutto ed è aperto solo 3 volte a settimana; i prodotti alimentari arrivano con un unico carico ogni tre mesi.

Eppure Jaqui, che da Pitcairn era scappata dopo il processo, ha deciso di tornarci: «È vero, sembra una terra dimenticata dal Signore, in mezzo al nulla. Ma oggi tutto è cambiato: c’è l’elettricità, c’è internet. È un posto speciale. C’è sempre il sole ed è fantastico vedere le stelle senza inquinamento luminoso. Abbiamo il mare più blu che io abbia mai visto». Il clima è mite (la media è di 17 gradi durante tutto l’arco dell’anno), l’isola è accogliente. Se proprio volete scappare, sappiate che Pitcairn vi accoglierà a braccia aperte, senza importarsi dei vostri gusti sessuali.

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