Perché le pesche hanno il pelo
A volte basta sfiorarla per farsi venire i brividi, figuriamoci quando solletica la bocca. È la vellutatissima e quasi invisibile peluria che ricopre la buccia di alcuni frutti, e in particolare di alcune pesche, nei mesi estivi. L’unica soluzione, per chi non sopporta la cosa, è gustarsi una pescanoce, bianca o gialla che sia, dato che è comunque glabra rispetto alla sorella più pallida e meno croccante. Sì, ma perché le pesche hanno “il pelo”? La risposta arriva, dopo un’attenta indagine, da un gruppo di ricercatori del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (Cra) di Roma, in collaborazione con altri centri italiani, che hanno pubblicato i risultati del loro studio sulla rivista Plos One.
La risposta è in un gene. Mutato, naturalmente. Si chiama PpeMYB25 e sembrerebbe regolare la formazione sulla buccia della frutta, in questo caso, dei tricomi, ovvero di quelle strutture filiformi che creano la peluria nei vegetali. Accade però che, per una strana alterazione, questo gene si inattivi in alcune pesche: le noci o nettarine. Prima di questo studio italiano per distinguere una pianta di pesche normali, quindi pelose, da una di nettarine, occorreva attendere a lungo, all’incirca 2 o 3 anni, il tempo necessario all’albero per produrre i primi frutti dopo l’impianto nel terreno. Oggi invece sembrerebbe sufficiente esaminare il corredo genetico per sapere in anteprima e con assoluta certezza scientifica come uscirà la pesca da un determinato albero.
Un tesoro contenuto nella buccia. Non sembra importante, ma questo involucro (peloso o liscio che sia) è prezioso per il nostro organismo. La pelle delle pesche contiene infatti un’elevata percentuale di fibra che aiuta sia la funzionalità intestinale sia il mantenimento del peso forma. È ricca inoltre di vitamine, sali minerali e infinite proteine (11 su 100 grammi di frutto).
E poi, la pesca è il frutto ideale per l’estate: è una prevenzione naturale contro la disidratazione da calure, che aiuta ad evitare cali di pressione e di glicemia. Ma è anche un mix benefico di sostanze che garantisce protezione alla pelle e difende dagli effetti collaterali del sole, in particolare da eritemi, grazie alla presenza degli alfa e beta carotenoidi che danno alla polpa il tipico colore giallo-arancio. Dunque è, a tutti gli effetti, il miglior spuntino da spiaggia esistente!
Quanti tipi ce ne sono? La pesca accontenta tutti i gusti, perché è un frutto di grande varietà. Tra le più note per qualità e di maggior consumo ci sono le pesche glabre, quelle senza pelo (appunto) come le nettarine, e le tomentose, che sono caratterizzate dalla morbida peluria. Se si ama il frutto profumato, bisogna orientarsi verso la pesca a polpa bianca, mentre più succose sono quelle a pasta gialla. Ancora, ci sono le aromatiche percoche indicate soprattutto per fare le marmellate.
Le pesche variano poi anche nella forma, da quelle sferiche alle appiattite come le pesche UFO o platicarpe, e nella modalità di consumo: fresche, sciroppate o bevute sotto forma di nettari e succhi di frutta. Insomma le pesche fanno bene, a tutti: anche a chi ha qualche problema con gli zuccheri, come i diabetici o chi deve stare attento alla linea, perché hanno un indice glicemico basso e apportano pochissime calorie: 25 Kcal ogni 100 grammi. Buccia compresa.