L'ombra di Putin sulla Grecia

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Non sono un politologo, quindi siate clementi. Sono però uno abituato a osservare e curiosare: forse solo per questo potrei arrivare quindi a definirmi giornalista. Sto cercando di capirci qualcosa sulla crisi greca, o meglio, sto tentando di capire per quale motivo per quanto mi possa interessare, mi renda emotivamente partecipe con quel popolo che ne sta soffrendo le conseguenze, non riesce in nessun modo a preoccuparmi davvero.

I toni da commedia, da telenovela a puntate, sono ovviamente drammatici anche perché dramma e dracma hanno la medesima redice etimologica: si pagava in dracme la messa in scena che poi prese il nome della moneta. Eppure proprio come in quelle rappresentazioni si ha la sensazione piuttosto precisa di veder spuntare da un momento all'altro, spinto giù da complicati ingranaggi a manovella, il "deus ex machina" che tra sbuffi di fumo e tintinnar di cembali proclama con voce tonante che è tutto sistemato. E sono anche pronto a scommettere  che questo dio da colpo di teatro parlerà con accento spiccatamente russo dando gas alle trattative stranamente fatte arenare sul basso fondale da greci che quanto a scaltrezza e capacità marinare hanno tutto da insegnarci.

Perché in questi giorni Tsipras viene rappresentato come un personaggio ostinato quanto e più di un mulo, accompagnato da una pletora di "scemi del villaggio" che non capiscono niente né di politica, né di economia: perché si sa come bene i libri della torah finanziaria possano essere custoditi e interpretati solo ed esclusivamente dai sommi sacerdoti della finanza statunitense ed europea, Germania in testa ovviamente. In attesa che soffi un qualche vento per scalzare le barche messi alla fonda dalla bonaccia, si aspetta il verdetto del popolo sovrano.

Personalmente credo che non cambi un bel niente a prescindere dall'esito: in fondo la preoccupazione dell'Europa adesso non è salvare la Grecia, bensì se stessa. Ergo il problema di fondo è non farla uscire per nessuna ragione dall'area euro: ma questa è una riflessione che altri osservatori assai più blasonati di me hanno già fatto. Quello che invece mi stuzzica sono le cause, i perché e per come ( oltre al fatto plateale e arcinoto del mancato pagamento) si sia arrivati a tanto.

Partiamo dal conflitto Russia-Ucraina, una situazione assai controversa che è stata l'occasione per far nuovamente calare il gelo nelle relazioni tra Putin e America, Germania compresa. Ne sono seguite misure sanzionatorie nei confronti della Russia, con inasprimenti che hanno anche fatto temere un fosco ritorno al passato. In realtà l'impressione più immediata è che ciascuno intenda marcare le proprie egemonie territoriali: la Russia con il suo imperialismo, intenta a lanciare segnali di fumo alla Cina che reputa ottima partner per le sue mire economiche. Stati Uniti ed Europa, o per meglio dire la Merkel, che sanno quanto sia importante una Ucraina europea per affacciarsi sull'Asia ed espandere interessanti mercati.

Un quadro geopolitico, dunque, complesso ma anche, a ben vedere, di sostanziale facile lettura per chi guardi oltre la notizia spicciola. Nel febbraio scorso si è parlato insistentemente di un concreto aiuto da parte di Russia e Cina a sostegno della crisi ellenica, poi tra mezze smentite e qualche "ni", più nulla. Ma il contratto Gazprom esiste e la Russia guarda sempre più golosamente alle migliaia di chilometri di potenziale e probabile penetrazione in Turchia attraverso il Mar Nero, aggirando così Kiev: contratto, uguale soldi, così come riportato dal Sole24 Ore del 19 giugno scorso.

Perché allora la Grecia non paga il suo debito agli stati dell'Unione, per quale ragione proprio in un momento di  ipotetica "opulenza" Tsipras prende tempo e spinge verso il referendum? E se dietro questa decisione ci fosse l'Ombra di Banco di Putin che vuol tenere sulla corda l'intera Europa: una sorta di raffinata vendetta per restituire l'onta derivata dalle sanzioni subite? Una Grecia, insomma, oggetto del contendere, un po' come accade per i bambini delle coppie al momento della separazione. I fatti chiariranno questi e altri dubbi. Nel frattempo è chiaro che quel che conta per tutti è salvare la Grecia, non perché quella nazione e quella gente stiano così tanto a cuore ai potenti della terra, ma perché le sorti del bambino d'oro equivalgono alla stabilità e al benessere di troppi genitori.

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