Da Caronte a Flegetonte (e a noi non resta che bollire)
Coincidenze. Uno apre la posta al mattino e vede che l’oggetto della email di scribd.com è: «Cloudy with a chance of drama» (Nuvoloso, con possibili conseguenze drammatiche). Sono consigli per le letture estive, ma in questi giorni di calura quel titolo evoca direttamente la realtà del mitico e insieme realissimo Flegetonte. Che non è, come Caronte dell’anno passato, un personaggio, ma uno dei fiumi infernali: quello di fuoco e fiamme. Il suo nome completo e originario sarebbe Piriflegetonte, ovvero “fiume di fuoco che arde”. Poi gli hanno tolto il “piri-”, ma l’arsura è rimasta. I versi più belli tra quelli che lo ricordano sono - a nostro insindacabile giudizio - di Virgilio: ...quae rapidus flammis ambit torrentibus amnis / tartareus Phlegeton, torquetque sonantia saxa. Enea, sceso agli inferi, si trova davanti una rocca circondata da tre ordini di mura attorno alle quali corre un fiume impetuoso, l’infernale Flegetonte, le cui onde al calor bianco fanno rotolare le pietre producendo un baccano tremendo.
Fuori dalla mitologia, nella nostra realtà affocata, Flegetonte è il nome perfettamente appropriato dell’anticiclone africano che ci assedia. Titola ilmessaggero.it: «È tempo di “Flegetonte” dieci giorni di caldo infernale». La pagina di ilmeteo.it ha suonato la diana di guerra, sbattendo sotto gli occhi di tutti una carta topografica quasi militare, con delle frecce al centro in cui spicca, in rosso, la dicitura: “dominio africano”, come se già le truppe libiche (irregolari) si fossero acquartierate nel continente. Invece di africano c’è solo il caldo rabbioso e la sua compagna più orrenda, tra le tante, l’afa.
Tutti gli altri siti, in coro, ci avvisano che siamo solo all’inizio di un periodo di tempo che racconteremo alle generazioni future (almeno quello, visto che le pensioni possono scordarsele). Che il supercaldo durerà almeno fino a mercoledì 8 luglio e che si farà sentire soprattutto al Nord e al Centro, dove le temperature “saliranno costantemente”. Espressione, quest’ultima, che aggiunge incubo a incubo perché, se non accompagnata da qualche indicazione tipo “di giorno”, fa pensare che la colonnina di mercurio si trasformerà in un blob inarrestabile in continua crescita anche di notte; mentre la mancanza di un limite superiore certificato (poniamo: fino a 42°C) evoca scenari da clima venusiano (temperature da 455 °C a 475 °C secondo la sonda Venera7).
E non è ancora tutto, perché l’aria calda che Flegetonte - nel senso di anticiclone - pomperà, esalerà come un drago, direttamente dall’Africa sarà anche carica di umidità (che non si sa da dove prenda), ma che comunque renderà l’aria irrespirabile a causa dell’afa. Solo a questo punto, in genere, si precisa che le città del Nord faranno registrare valori massimi fino a 40° nelle valli alpine (quindi non pensate di fuggire in montagna), tra 35 e 38° nelle città - e magari anche nei paesi - di pianura. Ma la minaccia più terribile incombe su Roma, che «vedrà la temperatura salire costantemente [e ci risiamo con “costantemente”. Ma a Roma, non c’era il Ponentino, una volta?] fino a raggiungere i 39° per molti giorni. Valori un po’ più bassi invece al Sud, ma pur sempre estivi» (casomai uno pensasse che al Sud sia già arrivato l’autunno e che il dominio africano è stato sostituito con una democrazia locale).
Ma alla fine, che cos’è un anticiclone? È una zona dell’atmosfera caratterizzata da masse d’aria ad alta pressione. Come se fossero contenute in una specie di bottiglia e poi pressurizzate. Scontrandosi con una pressione superiore rispetto al normale, le altre masse d’aria - che si muovono in senso antiorario (nel nostro emisfero) e la cui pressione decresce verso l’interno (ciclone) - non riescono a penetrare la zona anticiclonica, che pertanto è caratterizzata da tempo bello e stabile: niente arrivo di nubi, niente arrivo di aria fredda da altre regioni dell’atmosfera. Aria ferma, immobile. In queste condizioni l’aria, secca e calda - e pertanto pesante - tende a schiacciarsi al suolo. Se però, nel corso della sua espansione (nell’espansione del suo dominio) l’anticiclone incontra ampie zone d’acqua - il Mediterraneo, per esempio - di cui provoca l’evaporazione in maniera più intensa del solito (come accade in una pentola col fuoco sotto), allora l’aria originariamente secca si carica anche di umidità. E a noi non resta che bollire.