Il 2 per mille ai partiti è un flop Lo ha scelto lo 0,04% degli italiani

Che l’introduzione della possibilità di dare il proprio 2 per mille ai partiti politici non sarebbe stato, almeno all’inizio, un successone, si sapeva. A molti cittadini ancora non è del tutto chiaro che dal 2017 il finanziamento pubblico ai partiti cesserà di esistere, e tanti ancora non sono a conoscenza proprio della facoltà di destinare parte delle proprie tasse alla politica. Ma i dati relativi al 2014, resi pubblici dal Dipartimento delle finanze del Tesoro, lasciano davvero di stucco: su circa 41 milioni di contribuenti, soltanto 16.518 italiani hanno messo una crocetta sul 2 per mille con destinazione ai partiti, vale a dire più o meno lo 0,04 percento. Davvero poco.
La cessazione del finanziamento pubblico e il 2 per mille. Qualche mese fa è stato messo a punto, e tramutato in legge, un piano grazie al quale a partire dal 2017 non esisteranno più i finanziamenti pubblici ai partiti. Da oggi fino a quel momento, nel frattempo, il finanziamento verrà gradualmente diminuito, di anno in anno: nel 2014 infatti, i fondi erogati ai partiti sono stati tagliati del 25 percento, in questo 2015 del 50 percento, e nel 2016 del 75 percento, fino alla dead line del 2017. A controbilanciare, oltre alle consuete donazioni private, un partito potrà contare sull’eventuale scelta di un cittadino di destinargli il suo 2 per mille in sede di dichiarazione dei redditi. Ora, al di là delle valutazioni circa l’opportunità della scelta di abolire il finanziamento pubblico ai partiti (che, a ben pensarci, lascia le forze politiche in ostaggio di quei privati che garantiscono i soldi affinché queste possano vivere), si capisce che si è trattato di una scelta che fa molto affidamento sul senso di appartenenza politica dei cittadini e sulla loro affezione ai partiti. Due elementi per i quali, in questo momento, il popolo italiano non si può dire che spicchi. E i dati del Dipartimento circa l’ultima tornata di 730 sono abbastanza eloquenti.
Il Pd sopra tutti. 16.518 italiani, si diceva, hanno deciso di destinare il 2 per mille ai partiti, per una cifra complessiva di 325mila euro. Il partito più gettonato nella classifica delle donazioni è stato il Partito democratico: al Pd sono andati infatti 199.099 euro da 10.157 contribuenti. Segue la Lega Nord con 28.140 euro da 1.839 contribuenti e Forza Italia con 24.712 euro da 829 contribuenti. Sel di Vendola incassa 23.287 euro da 1.592 contribuenti, segue Sudtiroler Volkspartei con 16.600 euro da 511 contribuenti. Al Partito Socialista italiano vanno 9.686 euro da 591 contribuenti. A Fratelli d'Italia arrivano 9.326 euro (510 donatori), a Scelta Civica 7.102 euro da 156 contribuenti. Poco più di 4.000 euro da 180 contribuenti vanno a Union Valdotaine, mentre l’Udc raggranella 3.084 euro (114 contribuenti). Chiude la classifica con 656 euro da 39 contribuenti il Partito Autonomista Trentino Tirolese. Nemmeno l’ombra di uno spicciolo per il Nuovo centro destra e per il Movimento 5 Stelle, ma semplicemente perché questi ultimi avevano rinunciato alla possibilità di ricevere il 2 per mille, mentre il partito di Alfano ha presentato la richiesta di inserimento troppo tardi.
I partiti territoriali. È comunque evidente, dai dati forniti, che c’è una netta predilezione per i partiti strettamente territoriali, i quali in rapporto al proprio elettorato (nemmeno lontanamente consistente come quello delle grandi forze politiche nazionali) hanno portato a casa notevoli somme e consensi. Un’ulteriore curiosità emerge se si divide l’erogato per il numero di contribuenti che hanno scelto un partito, in modo da ottenere l’assegnazione pro capite, che ovviamente rispecchia il reddito di quel particolare elettorato. In questa graduatoria, Scelta Civica ha incassato la bellezza di 45,5 euro per elettore/erogatore, più del doppio della media di 19,7 euro, entro cui si attesta il Pd, mentre valori superiori si trovano per il Sudtiroler Volkspartei (32,5 euro a testa) e Forza Italia (29,8 euro).
L’8 per mille: domina la Chiesa. Il Dipartimento ha anche pubblicato l’aggiornamento della situazione relativa all’8 per mille. In questo caso, mostrano le tabelle, le scelte sono state operate da 18.929.945 contribuenti: è il 45,8 percento del totale, che ha disposto un’erogazione di un miliardo e 245 milioni. Guardando alle scelte fatte, la maggior parte delle risorse, e cioè oltre un miliardo, sono andate alla Chiesa cattolica, selezionata dal 36,75 percento dei contribuenti (l’80 percento sul totale delle scelte). Il 7 percento ha preferito invece lo Stato (195,6 milioni), seguito dalla Chiesa Evangelica valdese (1,46 percento) per 40,2 milioni. L’Unione Comunità Ebraiche italiane ha ricevuto 5,8 milioni dallo 0,21 percento dei contribuenti, la Chiesa Evangelica Luterana 4,1 milioni (dallo 0,15 percento), le Assemblee di Dio in Italia 1,5 mln (dallo 0,12 percento). Poco più di 2,3 milioni sono andati all’Unione Chiese cristiane avventiste del settimo giorno (lo 0,08 percento). In un confronto con gli anni precedenti, le percentuali restano più o meno invariate e così pure gli importi.